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È l’equilibrio il vero protagonista di questa Calzedonia Verona-Bunge Ravenna, valevole per la settima giornata della Superlega 2017/2018. All’ASGM Forum finisce 3-2 (25-23, 30-28, 21-25, 22-25, 20-18), con i primi due parziali segnati da incredibili rimonte della formazione veneta a vanificare la sterile supremazia degli ospiti, che hanno il notevole merito di non demoralizzarsi e portare il match al quinto set, che però premia la tenacia dei padroni di casa, trascinati da un Maar immarcabile.
FORMAZIONI INIZIALI – Una sola novità nei sestetti iniziali: per i padroni di casa scendono in campo Spirito al palleggio con Stern opposto, Marretta (e non Jaeschke) con Maar di banda, Pajenk e Birarelli al centro con Pesaresi libero. Ravenna risponde con la diagonale Orduna-Buchegger, gli schiacciatori sono Marechal e Poglajen, Diamantini e Georgiev i centrali, pronti a fare spazio a Goi in seconda linea.
CRONACA – Un gran muro di Poglajen regala il primo punto del match a Ravenna. Verona però interpreta meglio la fase iniziale del match e guadagna a più riprese un break di vantaggio, situazione ogni volta prontamente ricucita dagli ospiti, che mettono anche la testa avanti con il muro di Buchegger (10-11). Verona ha nuovamente un’ottima reazione e torna a +2 (16-14), con Maar e Stern costretti agli straordinari in attacco vista l’assenza di Jaeschke. Orduna al servizio propizia un parziale di 4-0 che ribalta il punteggio (16-18). Buchegger con due punti di fila permette a Ravenna di allungare ancora (19-23) ma Stern con una prodigiosa serie di battute conduce la Calzedonia alla conquista del set.
Ravenna, smaltita la delusione del set precedente, riprende a fare partita alla pari con i padroni di casa. Spirito sposta il peso dell’attacco dalle ali al centro, con Pajenk in particolare che sembra gradire l’apporto di palloni. La Bunge (con Vitelli in campo per Georgiev) alza i giri del motore (8-11) ma ancora Verona dai 9 metri (stavolta con Maar) mette le basi per il nuovo sorpasso (13-12). È proprio la battuta a fare la differenza, con la squadra di Soli che non riesce a trovare soluzioni in grado di minare alla base il gioco degli padroni di casa. Proprio nel momento migliore della Calzedonia però Marechal trova finalmente una buona serie al servizio che spinge Ravenna dal -2 (17-15) fino dal +5 (22-17), con nel mezzo oltre 5’ di pausa per un problema con il conto dei video check. I ragazzi di Grbic, ancora una volta, quando tutto sembra perso, alzano vertiginosamente il livello di gioco e pareggiano a quota 22. Ravenna arriva per prima al set point, ma Verona passa avanti sul 25-24 e chiude poi al quinto set point.
L’equilibrio caratteristico dei primi due parziali si ripropone in avvio di terza frazione. Gli ospiti provano a prendere le redini dell’incontro a metà set (10-12, 11-15); dopo il turno in battuta di Pajenk, con i veneti che tornano con il fiato sul collo dei romagnoli (14-15), due ace di Poglajen scacciano i fantasmi dei set precedenti (14-18). La Bunge allunga ancora (15-21) e va ad accorciare le distanze sfruttando la quarta palla set.
Due ace di Marechal per iniziare il quarto parziale (2-4), Verona però non sembra essere intenzionata a cedere anche questo set senza lottare e le due squadre procedono appaiate, nonostante gli ospiti appaiano leggermente più lucidi, con Marechal e Poglajen praticamente perfetti. Come nel set precedente, sono due ace di Poglajen a rompere definitivamente il fragile equilibrio creatosi nei primi scambi (15-18). Spirito mette da parte qualsiasi logica di gioco e si appoggia quasi solo su un incontenibile Maar. Un’azione dal tasso tecnico drammatico vale un pesantissimo 20-23 che di fatto condanna Birarelli e compagni al tie-break, sancito dall’ennesimo punto di Poglajen.
Nel set decisivo entrambe le squadre vanno a consumare le ultime energie rimaste. Goi si supera in difesa e Ravenna guadagna un minimo vantaggio (4-6), subito cancellato da Marretta. Al cambio campo è nuovamente +2 Ravenna (6-8), con Marechal che in attacco non sbaglia più niente. Dall’altra parte della rete anche Maar fa la voce grossa e Verona resta a contatto. Un raro errore di Marechal, il muro su Buchegger e l’attacco di Stern valgono il sorpasso veneto (9-11). Il muro di Diamantini pareggia i conti, Georgiev (rientrato il punto precedente) si inventa l’attacco della vita e si arriva al 13 pari, dove Orduna si divora la palla del possibile match-point. Dopo l’errore di Stern, ancora Georgiev, stavolta a muro su Marretta, sigla il 14-15. Due rossi contemporanei (a Grbic e Raffaelli) lasciano il distacco inalterato. Stern si fa perdonare e annulla il match-point. Verona inverte ancora l’andamento dei vantaggi ma non capitalizza fino a che Stern, con un ace regalato dal nastro, converte la quarta palla match in due punti preziosissimi per la sua squadra.
LE PAGELLEÂ
Verona
Maar 8: il peso dell’attacco, senza Jaeschke, ricade inevitabilmente su di lui. Ripaga la fiducia con la miglior prestazione dell’anno.
Marretta 7: gioca per dare solidità alla seconda linea. Si anche rivela invece un’affidabile uscita in posto 4 per Spirito.
Stern 6,5: vince da solo il primo set, poi non ha più acuti e si assesta su un livello medio di rendimento.
Birarelli 5,5: la classe e l’esperienza escono fuori solo a tratti. L’intesa con Spirito non è delle migliori, ma sembra faticare molto di suo.
Ravenna
Marechal 7,5: nel primo set mette a segno un punto, poi il suo apporto silenzioso cresce esponenzialmente. Mai sopra le righe, forma una coppia di bande con Poglajen di rara completezza e affidabilità .
Buchegger 7: commette qualche errore gratuito di troppo, ma la sensazione è che il giovane austriaco abbia ancora tanti margini di miglioramento.
Poglajen 7: parte molto bene, poi il sovraccarico di palloni lo manda un po’ fuori giri. Si riprende alla grande a metà del terzo set e trascina i suoi al terzo set.
Orduna 6: cerca di far girare al meglio una squadra che paga tantissimo il confronto fisico (Buchegger escluso) con le altre squadre, forse dimenticandosi un po’ dei centrali. La grande velocità non va però di pari passo con la precisione.
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