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Partite rinviate, calendari intasati, Asl e quarantene: così lo sport rischia di fermarsi a gennaio

Stadio Olimpico di Roma
La curva vuota dello stadio Olimpico di Roma - Foto Antonio Fraioli

Lo sport rischia di fermarsi di nuovo, travolto dai numeri dei contagi che salgono in maniera esponenziale. La situazione è tutt’altro che rosea e gli eventi delle ultime ore confermano i timori di tutti: aumentano i casi, aumentano i positivi e aumentano le partite rinviate a tutti i livelli. E i protocolli poco possono fare di fronte ad un’ordinanza dell’Asl locale che, giuridicamente, ha valore superiore. Per questo la situazione rischia di implodere tra qualche settimana, a tutti i livelli.

LA SERIE B SI FERMA PER QUASI UN MESE – Probabilmente l’Assemblea della Lega di Serie B ha preso la decisione migliore: rinviare i turni del 26 e del 29 dicembre, riprendere il 13 gennaio con alcuni recuperi e poi tutti in campo dal 15-16 sperando che le decine di contagi nelle varie squadre passino e che la situazione migliori. Il lato negativo è che il calendario diventa intasato con parecchi turni infrasettimanali e con l’incubo Covid-19 che potrebbe tornare in ogni momento. E ad ogni partita rinviata ci sarebbe meno margine per recuperare.

BASKET E VOLLEY NON FANNO ECCEZIONE – Sarebbe dovuto essere un ‘Boxing Day’ intenso per basket e volley e, invece, ogni ora che passa le partite che si potranno giocare si assottigliano sempre più. L’Olimpia Milano è stata messa in quarantena per oltre dieci casi di contagio, probabilmente salterà anche la seconda partita di Eurolega. Ma le altre squadre italiane non fanno eccezione: contagi, Asl che intervengono, quarantene obbligatorie e partite che saltano. Siamo già a quattro su sette ma il numero potrebbe salire rapidamente. Stesso discorso per il volley, nel campionato femminile è stata rinviata la tredicesima giornata in programma domenica per gli innumerevoli casi Covid-19 che hanno colpito le società. Per il momento è salva la Superlega anche se mancano due giorni  e tutto può succedere.

LO STRANO CASO DELLA PREMIER LEAGUE – La Premier League ha deciso di non fermarsi. Nonostante la situazione sia diventata insostenibile e gli appelli di tutti gli allenatori, da Guardiola a Conte passando per Klopp siano stati insistenti: “E’ come se ci fosse un muro dall’altra parte”, ha rivelato Antonio Conte. Le partite vengono rinviate in continuazione, siamo già oltre 15 match che non hanno una data e una collocazione, tre per il simbolico ‘Boxing Day’ che rischia di essere zoppo. Squadre, come l’Everton, che non hanno a disposizione undici giocatori rischiano di non poter giocare neanche per il turno dopo (29-30 dicembre). Ma lo show, per il momento, va avanti. Anche se riprogrammare e recuperare tutte le varie partite rinviate sarà impresa ardua visto che in Inghilterra, hanno anche due Coppe (Fa Cup e Coppa di Lega).

LA SERIE A TREMA – E la Serie A? Il primo caso di partita non disputata è arrivato proprio sul gong, Udinese-Salernitana. Con il solito teatrino: la Asl di Salerno blocca i campani, la Lega non rinvia e quindi ci sarà la solita coda tra ricorsi e controricorsi che finirà per dar ragione alla Salernitana, sempre che il club campano superi il fatidico 31 dicembre, e rigiocare la partita. E c’è di più: i giocatori si godranno questa settimana di vacanza in giro per il Mondo, in un momento in cui contagiarsi è forse più facile di bere un bicchiere d’acqua. E, al rientro, a gennaio, nessuno sa cosa potrà succedere. Con le Asl che, da legge dello Stato, possono intervenire come e quando meglio lo credono. E gli slot per recuperare le partite non ci sono, soprattutto se dovesse capitare a qualche squadra che gioca in Europa.

LA UEFA SIA PRONTA A FARE UN PASSO INDIETRO – E allora la soluzione d’emergenza quale sarebbe? La solita. Giocare più in là di maggio per cercare di recuperare tutte le varie partite rinviate o non disputate. Ma c’è un problema non di poco conto: a giugno si giocheranno decine e decine di partite targate Nations League. L’Uefa sarebbe pronta a fare un passo indietro per sacrificare una delle competizioni più inutili della storia del calcio? Ai posteri l’ardua sentenza. Ma il Covid-19 è tornato a far paura anche allo sport.

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