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Dopo il 1970 e un digiuno di 49 anni l’Italia conquista il metallo più pregiato alle Universiadi di pallavolo maschile sconfiggendo in rimonta 3-2 la Polonia (16-25 25-20 22-25 25-23 15-10). Dal punteggio si può capire come la finale sia stata una battaglia accesissima e dalle emozioni infinite: emozioni infinite che si sono poi trasformate in festa al PalaSele di Eboli. L’Italia, spesso in difficoltà nell’arco della partita, si salva grazie a una prova di grande carattere e forza mentale, dando prova di saper reggere anche in situazioni di grande tensione (causata anche da un arbitraggio non all’altezza).
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La squadra di Gianluca Graziosi sembra cadere in un baratro senza fondo prima a causa di un primo set (16-25) dove soffre terribilmente la battuta polacca ma soprattutto per un secondo set dove si ritrova sotto per 3-8: le polacche vengono tuttavia rimontate sul 16-16 e, sul momento più difficile (17-19), gli azzurri trovano un fantastico break di 6-0 che riapre la partita. Gli azzurri devono sempre inseguire anche nel terzo (10-15) e risalgono dal 16-21 al 20-21 grazie al servizio di Pinali, ma devono arrendersi in volata. Il quarto set è da brividi: Italia avanti 14-10 e 19-14, ma quando il parziale sembra in archivio la Polonia recupera dal 23-17 al 23-23. Per fortuna gli azzurri non si fanno prendere dal panico e conquistano il set point: Yuri Romanò, appena entrato in battuta, lo trasforma con un ace e porta la sfida al tie-break. Nel parziale decisivo la Polonia è avanti al cambio di campo (6-8), ma l’Italia ribalta subito la situazione (10-9). Un muro vincente di Raffaelli (12-10) dà il via al break decisivo: Pinali mette a segno l’ace del 13-10, la panchina polacca incassa un cartellino rosso per proteste che vale il set point. Un attacco out consegna agli azzurri il 15-10 e la medaglia più ambita.
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