Nel mondo dello sport si sente spesso dire che il difficile non sia vincere, ma confermarsi. Per questo, nella memoria degli appassionati, il più delle volte i titoli confermati superano per prestigio “le prime volte”, anche se queste sono state sorprendenti. Normale dunque, affezionarsi tanto ad una squadra capace di stupire vincendo la prima medaglia d’oro, ma anche di confermarsi ai vertici mondiali per un decennio. Nella pallavolo il riferimento non può che essere la Generazione dei Fenomeni, che si rivelò all’Europa (e non solo) vincendo l’oro nella rassegna continentale del 1989, svoltasi in Svezia. Dopo lo sfortunato 1996 in cui la Nazionale perse sia la finale olimpica di Atlanta che la finale di World League contro l’Olanda, Velasco lasciò la panchina azzurra, dove arrivò Bebeto, soprannome di Paulo Roberto de Freitas.
L’Italia di Bebeto non riuscì a difendere i due titoli europei consecutivi del 1993 e 1995, ma salì comunque sul podio. Infatti, all’Europeo del 1997 venne sconfitta in semifinale dalla ormai “bestia nera” Olanda, ma poi vinse contro la Francia la finalina per la medaglia di bronzo. Nel 1999 arrivò anche il terzo titolo mondiale consecutivo ma nonostante ciò, Bebeto decise di lasciare la guida della Nazionale. In panchina arrivò dunque Andrea Anastasi, uno dei protagonisti dell’oro europeo del 1989. La Nazionale non subì minimamente il cambio di allenatore e salì sul gradino più alto del podio alla World League 1999. Il primo vero test per la Nazionale di Anastasi arrivò però agli Europei austriaci dello stesso anno.
L’Italia venne inserita nel Girone A, con Austria, Bulgaria e la forte Russia. Quest’ultima inflisse la prima sconfitta agli azzurri, che avevano superato agevolmente sia i padroni di casa che i bulgari. In ogni caso, il secondo posto nella pool permise alla Nazionale di accedere alla fase ad eliminazione diretta. In semifinale l’Italia incontrò la Jugoslavia, campionessa continentale in carica. Dopo un primo set vinto nettamente, gli azzurri dovettero faticare non poco, persero il terzo set ai vantaggi ma alla fine conquistarono la finale per l’oro. La medaglia era assicurata, ma gli azzurri non volevano certo accontentarsi dell’argento. Dall’altra parte della rete ci fu nuovamente la Russia, che pochi giorni prima aveva vinto lo scontro diretto. Ma in finale si comincia da capo e in una sfida secca può succedere di tutto.
L’Italia perse il primo set, quasi a conferma di quanto successo nel girone. Gli azzurri però reagirono prontamente nel secondo, vincendo 25-17. Il terzo set fu più equilibrato, ma gli azzurri si imposero 25-22. La vera battaglia arrivò nel quarto set, quello decisivo. La Russia era determinata ad arrivare al tie-break e si arrivò ai vantaggi. Un finale al cardiopalma, una lotta serratissima. I russi non riescono a sfruttare i set-point conquistati, Giani porta in vantaggio gli azzurri e un errore in attacco della Russia chiude la partita: 30-28 e quarto titolo europeo per l’Italia. I titolari di quel match furono Meoni, un giovane Mastrangelo che prese il posto di Capitan Gardini, Andrea Giani poi premiato come miglior opposto e MVP della manifestazione, Rosalba, Gravina, Papi ed il libero Corsano. In panchina rimasero Gardini e Giombini, mentre Sartoretti e Tofoli giocarono qualche scambio e Bracci entrò in campo negli ultimi scambi, diventando l’uomo partita. La ciliegina sulla torta riguardò l’allenatore: Anastasi conquistò la medaglia d’oro continentale esattamente dieci anni dopo averla vinta da giocatore, quasi come un’ideale passaggio di consegne tra quella che fu la Generazione dei Fenomeni ed il nuovo volto dell’Italvolley maschile.