[the_ad id=”10725″]
DAL NOSTRO INVIATO A MILANO
Il direttore delle Next Gen Finals di Milano, Sergio Palmieri, ha raccontato ai nostri microfoni le sue sensazioni sui primi incontri delle qualificazioni che mettono in palio una wild card per il torneo. Il primo argomento trattato non poteva che essere quello legato ai giovani tennisti italiani, impegnati in questi giorni: “Il livello medio dei nostri ragazzi si è rimostrato più che buono, anche perchè nessuno di loro è abituato a giocare su campi così rapidi – spiega Palmieri – Le partite finora giocate hanno messo in mostra un livello più che soddisfacente.”
Altro tema importante è naturalmente quello delle regole sperimentali, che hanno diviso il pubblico nelle ultime settimane e non solo: “Per quanto riguarda le innovazioni regolamentari io sono più che favorevole: ho trovato il gioco più attraente, i punti sono tutti importanti e l’attenzione è molto maggiore. Anche i commenti dei giocatori finora sono stati abbastanza positivi, il pubblico credo che apprezzi però bisognerà valutare le opinioni dei telespettatori che guardano le partite da casa, oltre ai giornalisti e lo sponsor.” In ogni caso queste regole potrebbero anche venire applicate in altri ambiti, almeno secondo Palmieri: “Se nel complesso le reazioni saranno positive, allora credo che l’Atp farà in modo di far applicare queste regole al più presto”
La regola che sembra convincere meno è quella del no-let al servizio: “Me l’aspettavo, ma è questione di abitudine: credo sia la regola più semplice alla fine perchè siamo abituati a deviazioni del nastro decisive anche dopo scambi lunghissimi. Non capisco perchè non possa andare bene prendere il nastro con il servizio: tra l’altro si eliminano anche le discussioni sui tocchi impercettibili della palla sul nastro. Se accettiamo il caso in tutti i punti, non vedo perchè non lo si possa accettare anche sul servizio.”
A creare qualche perplessità è anche la grande differenza tra la superficie di gioco di queste qualificazioni e quella delle Finals vere e proprie. “Per quanto riguarda le Finali, l’Atp ha giustamente preteso una superficie assimilabile a quella del Masters 1000 di Parigi ed eventualmente del Masters di Londra, ovvero il greenset. Per la superficie di queste qualificazioni noi non possiamo pretendere che il circolo ospitante faccia uno sforzo economico di tale portata per avere campi in questa superficie. Se l’anno prossimo rifaremo le qualificazioni e saremo di nuovo qui, allora potremo cercare di avere un campo in greenset. Però dovremo anche cercare di non gravare sulle casse del circolo.”
Ecco il video dell’intervista a Sergio Palmieri