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Toscano di Fucecchio, classe 1965, Alessandro Lambruschini è stato un grande dei 3.000 siepi, capace di duellare con gli specialisti keniani in questa disciplina, per certi versi unica. Calciatore mancato (“Ero abbastanza bravo, feci un provino nell’Empoli, ma non mi presero”), inizia con l’atletica a 15 anni (“La preferivo al calcio, perché correvo e vincevo”) diventando portacolori azzurro rapidamente ed in pianta stabile.
In questa intervista Lambruschini ripercorre le tappe della sua straordinaria carriera, dal mondiale di Roma (1987) alle delusioni del 4° posto a Barcellona 1992 (“pensai che fosse finita”), alla gioia del bronzo di Atlanta 1996 (“Per un attivo pensai di poter mirare anche a qualcosa in più”), passando attraverso il dualismo con Francesco Panetta (“Per anni non ci siamo quasi parlati. Ci chiarimmo davanti ad un caffè e diventammo ottimi amici”).
Di seguito l’intervista completa:
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