Tempo (quasi) di verdetti. Tra meno di due settimane si conoscerà il vincitore della decima edizione del Vendée Globe, il giro del mondo in barca a vela senza scalo o assistenza. Charlie Dalin (MACIF Santé Prévoyance) mantiene un leggero vantaggio in testa su Yoann Richomme (PAPREC ARKÉA) ed è il primo skipper ad aver attraversato l’equatore (il passaggio è avvenuto domenica alle 15:38). Tra Capo Horn e l’equatore Dalin ha impiegato 12 giorni, 15 ore, 1 minuto e 33 secondi. E ora la prua della sua barca è diretta verso la Francia, più precisamente verso il porto francese Les Sables-d’Olonne, dove tutto è iniziato 57 giorni fa. Nessuno si vuole sbilanciare, ma sembra ormai chiaro: salvo sorprese, il vincitore è destinato a battere il record di Armel Le Cléac’h (74 giorni e 3 ore) stabilito durante l’edizione 2016.
IL RACCONTO DELLE ULTIME 24 ORE
La zona di convergenza intertropicale non ha aiutato Dalin: “È sempre più facile sulla cartografia che in mare! Non ho dormito molto la notte scorsa a causa di un temporale che mi ha bloccato un po’ la strada e i venti erano instabili in forza e direzione. Ma lo supererò presto. Faremo i conti quando uscirà anche Yoann. La regata si giocherà in base a una serie di parametri: la situazione meteorologica, lo stato della barca, la gestione del traffico, l’ispirazione dello skipper per fare le scelte giuste…È piuttosto intenso, la pressione è costante ma fa parte del gioco. Tutti i velisti che vengono al Vendée Globe con ambizioni sportive sognerebbero di essere al nostro posto. Mi diverto tantissimo, ho più distacco e meno pressioni rispetto a quattro anni fa. E non dobbiamo dimenticare che quello che stiamo facendo è solo un gioco!”, le parole di Dalin, che è stato in testa anche al passaggio di Capo di Buona Speranza (29 novembre), a quello di Capo Leeuwin (9 dicembre) e al Punto Nemo (20 dicembre).
Al terzo posto figura Sébastien Simon (Groupe Dubreuil) che si è allontanato dalle coste brasiliane e si prepara a tagliare l’Equatore con una rotta più a ovest rispetto al duo di testa. Più indietro Jérémie Beyou (Charal, 4°). Tra i primi della classe spicca anche Thomas Ruyant (VULNERABILE, 5°), rallentato nei giorni scorsi dalla perdita della vela di prua J2 a causa di una raffica. “Senza J2, so che sarà molto complicato lottare in questo gruppo. Ma non mi arrenderò, combatterò fino alla fine. Sarà come un nuovo inizio tra noi e lo approccerò come se stesse iniziando una nuova gara”, le parole di Ruyant, che precede il britannico Sam Goodchild, il primo skipper non francese della classifica.
LA SITUAZIONE DI PEDOTE
Perde una posizione Giancarlo Pedote, unico italiano in gara, scivolato ora al diciannovesimo posto, alle spalle di Isabelle Joschke (MACSF, 18°). Lo skipper di Prysmian ha superato in mattinata Capo Horn e ora si appresta a puntare la prua verso le Falklands nell’Atlantico. “Doppiare Capo Horn non è solo un traguardo geografico, ma anche personale. Richiede perseveranza e dedizione, impegno, preparazione e passione. Per navigare nei mari della vita”, ha scritto sul suo profilo Instagram, dove nel primo pomeriggio aveva fatto un bilancio: “Un momento importante della regata, il passaggio dal Pacifico che è stato un oceano ostile, all’Atlantico che per me rappresenta il mare di casa. Abbiamo delle belle condizioni in questo momento con sprazzi di sole, fa ancora molto freddo, per trovare temperature ragionevoli dovremo salire ancora a nord, ma è nei nostri obiettivi. E adesso piano, piano ci mettiamo a lavorare verso il nord e l’Equatore”.