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Volley, Paola Egonu si racconta: “Un figlio di pelle nera? Vivrebbe tutto lo schifo che ho vissuto io”

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Paola Egonu, Nazionale volley - Foto Pinelli/FIPAV

“Se mai dovessi avere un figlio di pelle nera, vivrà tutto lo schifo che ho vissuto io. Se dovesse essere di pelle mista, peggio ancora: lo faranno sentire troppo nero per i bianchi e troppo bianco per i neri. Vale la pena, dunque, far nascere un bambino e condannarlo all’infelicità?”. E’ la domanda che si pone Paola Egonu in un’intervista a Vanity Fair, in cui la pallavolista si racconta a pochi giorni dal suo esordio in veste di co-conduttrice al Festival di Sanremo. 

“A quattro anni ho capito di essere diversa – racconta – Ero all’asilo e, con un mio amichetto, stavamo strappando l’erba del giardino: ci facevano ridere le radici. La maestra ci ha messo in castigo. Per tre volte le ho chiesto di andare in bagno. Per tre volte mi ha risposto di no. Alla fine ci sono andata di corsa, senza permesso. Troppo tardi: mi ero fatta tutto addosso. La maestra mi ha riso in faccia: “Oddio, fai schifo! Ma quanto puzzi!”. E, per il resto del giorno, non mi ha cambiata. Ho dovuto attendere, sporca, l’arrivo di mia madre nel pomeriggio. Ancora oggi, 20 anni dopo, fatico a usare una toilette che non sia quella di casa mia”. E quando le viene chiesto se oggi ci sia meno razzismo in Italia, risponde: “No. Capita che mia mamma chieda un caffè al bar e che glielo servano freddo, che in banca lascino entrare la sua amica bianca ma non lei”.

Ha parlato anche di cosa comporta praticare uno sport che monopolizza il suo tempo: “Non sanno niente di me, di noi atlete. Non sanno quanto fatichiamo, quanto siamo stanche, quanto non ci sentiamo all’altezza, quanto a volte vorremmo solo prenderci una pausa da tutto, ma non possiamo. Non ho nemmeno il tempo per godermi una vittoria che arriva la sfida successiva: dopo lo scudetto c’è la Champions, e l’Europeo, la Super Coppa, le Olimpiadi. Allora poi succede che qualcuno mi dice la frase sbagliata e io mi domando: perché mai dovrei rappresentare voi? Poi però penso che provo emozioni molto belle, sono un esempio per tanti bambini. E, soprattutto, questo lavoro mi permette di regalare alla mia famiglia una vita comoda. Posso fare studiare i miei fratelli e persino viziarli un po’.

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