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“E’ sempre bello essere al primo posto ma al momento conta relativamente. Conta molto di più quello che riusciamo a fare in palestra, provando a crescere giorno per giorno“. Eleonora Lo Bianco si racconta alla Gazzetta dello Sport. La pallavolista, ormai 37enne, è stata nuovamente una delle protagoniste assolute della vittoria della Foppapedretti a Modena.
Lo Bianco ha parlato del feeling con il suo allenatore: “A volte basta uno sguardo. Con lui è tutto più facile visto che il rapporto che abbiamo anche fuori dal campo e che c’era già da prima. Prima di essere il mio allenatore è un amico“.
La palleggiatrice è alle prese con la quattordicesima stagione di A1: “Non mi pongo limiti, potrei anche arrivare a giocare fino a 40 anni. L’unico ostacolo, l’unico campanello d’allarme che potrebbe farmi pensare a fermarmi è solo il divertimento. Finché ci sarà questa componente mi piacerebbe continuare”.
Ma quali sono le più belle vittorie in campo sportivo e nella vita? “Sicuramente quella che mi ha lanciato: il Mondiale con l’Italia di Bonitta nel 2002. Anche se tutte hanno un gusto speciale. Per la mia vita.. il modo con il quale ho affrontato la malattia“.
Esperienza e filo conduttore tra la vecchia e la nuova Nazionale, una delle prime pallavoliste ad esser lanciate dal Club Italia: “E’ stato un passo fondamentale della mia carriera. Ma allora era gestito in modo diverso. Era una Nazionale permanente che non partecipava a nessun campionato. Ora ci si basa di più sulla crescita del gioco. E’ un percorso importante ma queste ragazze dovranno poi confrontarsi con le responsabilità del club. Sono comunque il futuro della nostra pallavolo”. Riguardo il futuro: “Credo che il mio percorso in azzurro si sia chiuso. Non ho più il fisico per giocare senza pause con il club e con l’Italia. Ci penserei solo per puntare all’unico trofeo che mi manca, la medaglia olimpica. Ma un percorso di 4 anni è troppo lungo. E poi credo sia giusto che l’Italia proceda davvero a un cambio generazionale”.
Chi può essere la prossima “Lo Bianco”? “Alessia Orro e Lia Malinov sono le mie eredi. Devono fare il loro percorso, magari prendendosi qualche porta in faccia con qualche sconfitta. Ma hanno tutto per arrivare”.