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Purtroppo l’impresa agli azzurri non è riuscita. A Sydney gli Stati Uniti hanno dominato la finale della United Cup e, come da pronostico, si sono laureati campioni della prima edizione di questa nuova competizione a squadre. Nonostante il sonoro ko nell’atto conclusivo dell’evento, l’Italia lascia però l’Australia con sensazioni positive, con qualche certezza in più e con la consapevolezza di avere un futuro roseo davanti a sé. E non solo per il risultato (che sì, in fondo è quello che conta davvero) ma per ciò è successo in questo cammino durato una settimana e mezzo.
Qualcuno potrà obiettare che l’Italia arriva sempre in fondo ma non vince mai. D’altronde era stata sconfitta nella finale dell’Atp Cup nel 2021 contro la Russia, si era arresa al doppio decisivo al Canada a un passo dalla finale dell’ultima Coppa Davis e anche oggi ha mancato l’appuntamento con la vittoria cedendo il passo agli Usa. La nostra però è una squadra giovane, ancora da collaudare e praticamente mai al completo finora per varie ragioni. Prima di soffermarci sui singoli, però, bisogna sottolineare il massimo comun denominatore di quest’esperienza a tinte azzurre, ovvero il gruppo. Sorrisi, risate e divertimento, sia dentro che fuori dal campo, e l’impressione che tutti e sette i giocatori (senza dimenticare il capitano Santopadre e il resto dello staff) remassero armonicamente nella stessa direzione. E se è vero che, almeno in parte, non conta la meta ma il viaggio, quest’avventura australiana è stata un viaggio stupendo per i nostri ragazzi.
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Ognuno di loro ha fatto la sua parte, in campo o in panchina, per far sì che la Nazionale si spingesse fino in finale. Martina Trevisan ha ottenuto una vittoria surreale contro una Top 10 come Maria Sakkari dopo oltre tre ore di gioco ed ha dato del filo da torcere a Iga Swiatek, che non ha bisogno di presentazioni. Lorenzo Musetti ha sempre risposto presente, vincendo tutti i match che ci si aspettava portasse a casa e garantendosi un posto tra i primi 20 del mondo (raggiungendo Sinner e Berrettini). Lo stesso Matteo Berrettini ha vissuto dieci giorni incredibili, in cui ha battuto Hurkacz e Ruud ed ha battagliato, uscendo però sconfitto, contro Tsitsipas e Fritz. Se gli infortuni dovessero dargli tregua, non ci sono dubbi sul fatto che ci farà divertire. Poi Lucia Bronzetti, che ha vinto tre delle cinque partite giocate, tra cui quella decisiva in semifinale contro la greca Grammatikopoulou, vendicando i due ko nei precedenti contro l’avversaria e facendo gioire tutta Italia grazie al punto decisivo per l’accesso in finale. Meno chiamati in causa ma altrettanto importanti Camilla Rosatello, Andrea Vavassori e Marco Bortolotti, che hanno incitato i propri compagni a più non posso ed hanno vissuto in prima persona un’esperienza indimenticabile.
Insomma, nonostante la disfatta in finale, i motivi per sorridere non mancano affatto. Vincere aiuta a vincere e non può che far bene a tutto il movimento azzurro, che approccerà con più serenità i prossimi appuntamenti a squadre. I ragazzi proveranno finalmente a dare l’assalto alla Coppa Davis con tre Top 20 (nessun’altra nazione può vantarne così tanti) ed un potenziale che cresce anno dopo anno. Le ragazze tenteranno invece di riportare l’Italia in alto, affidandosi magari a una Trevisan che si è dimostrata altamente competitiva anche lontano dalla terra rossa, e a tante altre giocatrici come Bronzetti, ma anche Cocciaretto, Paolini e Giorgi, che potranno dare il loro contributo alla causa. Si chiude dunque un’avventura intensa, piena di alti e bassi, di sorrisi e di lacrime, in cui l’Italia del tennis ha regalato ancora una volta emozioni a non finire. Certo, è mancata la vittoria finale e un trofeo, ma i presupposti per sperare di festeggiare in un futuro a breve termine ci sono tutti.
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