[the_ad id=”445341″]
In un’intervista rilasciata alla trasmissione della Cbs ’60 Minutes’, Novak Djokovic ha toccato tanti temi interessanti, a partire dalla presenza massiccia di giovani talentuosi nel circuito: “Sono molto affamati e contro di me provano a esprimere il loro miglior tennis: per me è una motivazione extra che perché risveglia la mia parte migliore. Alcaraz? Non ho mai visto un giocatore così completo alla sua età. La sconfitta in finale a Wimbledon mi ha fatto arrabbiare così tanto che poi ho dovuto vincere Cincinnati e gli US Open. Il suo arrivo mi ha spinto a lavorare in maniera ancora più dura e a reinventarmi“.
Il numero uno al mondo ha poi parlato dell’aspetto psicologico: “Dentro di te c’è una tempesta ed è sempre quella la battaglia più grande da affrontare. In ogni partita avverto dubbi e paure e non condivido quel tipo di approccio che sento ripetere spesso nello sport, ovvero “pensa positivo, sii ottimista, fallire non è un’opzione”. E’ impossibile“.
“La finale di Wimbledon del 2019? Statistiche alla mano, Federer fu il migliore in campo sotto ogni aspetto, eppure il match lo vinsi io. Ciò significa che per vincere basta scegliere i momenti giusti in cui alzare il proprio livello: è importante giocare il miglior tennis quando conta – ha proseguito il serbo – Avere il pubblico contro fa sì che aumentino pressione e stress. Per gran parte della carriera ho giocato in ambienti ostili, ma questo mi ha aiutato a tirar fuori il meglio“.
Infine, sul suo impegno e del PTPA: “Ci sono giocatori e giocatrici intorno alla 200^ posizione che fanno molta fatica economicamente. In tanti hanno talento, ma devono rinunciare ai tornei o a un coach perché magari i viaggi sono troppo costosi. Politica? Non ho alcuna ambizione. Tuttavia mi piacerebbe che la mia popolarità nel paese possa essere usata per dare il mio contributo alla società“.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180”]