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“Non ho mai patito il fatto che lui fosse più forte, non conosco l’invidia. Ho fatto il tennista perché era la mia più grande passione e Adriano mi ha sostenuto. Non ho mai fatto paragoni: sarei impazzito. L’ho preso come esempio da imitare, sin da piccolo. Adriano era il mio modello. Nulla di ciò che è stato Adriano Panatta ha suscitato la mia gelosia. Mai”. Si esprime con queste parole, in modo sincero, Claudio Panatta, ex tennista professionista con un best ranking di n°46 del mondo, in un’intervista al Corriere della Sera in cui ci si sofferma in particolare sul rapporto con il ben più noto fratello maggiore.
“Ho sempre e solo avuto ammirazione per la sua schiettezza, oltre che per il suo sconfinato talento. Nessuno vede il tennis come Adriano. Ha un carattere forte, carisma, personalità. È molto deciso nelle sue idee. Non c’è una volta in cui io sia in disaccordo. Ci siamo sempre voluti molto bene. Oggi, poi, siamo unitissimi. È un rapporto meraviglioso, anche con Laura, i genitori non ci sono più e allora ci si conforta a vicenda. E siamo entrambi nonni”, prosegue.
Una carriera comunque di tutto rispetto, quella di Claudio, con qualche soddisfazione che ricorda in particolare: “È una sconfitta, curiosamente: terra verde di Forrest Hills, quarto di finale con John McEnroe sul centrale, tre set tiratissimi. Perdo 7-6 al terzo ma l’applauso del pubblico mi impedisce di lasciare il campo: avevano apprezzato lo spettacolo. Mi sono commosso. Anni dopo ho battuto Agassi a Firenze ma nulla mi ha più dato il brivido di quella standing ovation”.
Ma Adriano, l’ha mai battuto? “Una volta, a Sanremo nell’82, davanti ai miei: giornata memorabile. Poi persi la finale con Barazzutti ma insieme vincemmo il doppio. Adriano giocava un tennis bello e difficile, inimitabile. Sinner è fortissimo ma Panatta ha reso il tennis popolare in Italia. Come lui, non c’è nessuno”.
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