Un grande successo la due giorni a Roma per il convegno “Oncologia tra ospedale e territorio – prevenzione, cura, assistenza, ricerca, nuovi orizzonti e opportunità”, organizzato da Gamma Congressi Srl con il patrocinio dell’Ordine dei Medici di Roma e
dell’Università La Sapienza. “Sono stati entusiasmanti ed emozionanti con la partecipazione di oncologi di spessore nazionale e mondiale – l’esordio della Dott.ssa e responsabile scientifica, Cecilia Nisticò -. Abbiamo affrontato argomenti importanti che riguardano il paziente come la cronicità e il paradigma che si è potuto ottenere tramite la medicina personalizzata. Ma la strada da fare è ancora tanta perché dietro ci sono anche temi di sostenibilità ed equità”.
Il Prof. e responsabile scientifico Paolo Pronzato ha invece aggiunto: “Abbiamo messo a fuoco il fatto che la grande maggioranza dei pazienti oncologici diventano cronici perché per fortuna è prolungato il tempo di sopravvivenza, ma anche perché hanno bisogno sia dell’’ospedale che del territorio per delle cure integrate. L’ospedale continuerà ad erogare quelle ad alto contenuto tecnologico, ma il territorio deve poter contribuire a seguire questi pazienti per il lungo periodo di malattia che hanno”. Mentre il Prof. Francesco Cognetti, dopo aver elogiato il programma del convegno, ha concluso: “Si è parlato di cronicizzazione e di cure. Tutti noi siamo convinti che si debbano cercare formule nuove per accompagnare i pazienti in questo processo”.
Il convegno, apertosi venerdì 7 giugno presso Palazzo San Macuto alla Camera dei Deputati, è poi proseguito il pomeriggio e il giorno seguente presso la Sala Cristallo del Centro Congressi Capranichetta. Dai dibattiti è emersa la necessità di ragionare maggiormente di sistema per superare la dicotomia tra ospedale e territorio nella lotta al contrasto dell’incremento delle malattie croniche, tra cui la patologia oncologica. Il cancro, infatti, essendo una delle malattie croniche più facile da prevenire e attualmente più curabili, potrebbe beneficiare notevolmente da un approccio integrato tra ospedale e territorio, dunque con i medici di base. Tra gli obiettivi dell’oncologia moderna deve esserci quindi obbligatoriamente l’estensione al territorio in un’ottica di continuità della cura.
Ma affinché questo avvenga è necessario, prima di tutto, formare in tal senso i medici di base e gli infermieri di prossimità. Quattro, poi, sono le maggiori criticità emerse nel contrasto all’incremento del numero di casi diagnosticati di cancro: al di là della cronicità della malattia c’è il tema dell’invecchiamento della popolazione, quello legato alla carenza di personale specializzato, delle poche risorse a disposizione per l’acquisto di tecnologia diagnostica e l’eccessiva burocrazia. Tra le opportunità da cogliere per ridurre il numero di casi, invece, spiccano la digitalizzazione, la prevenzione, il PNRR, una forte base normativa presente in Italia che ritroviamo negli Accordi Stato-Regioni e nel Piano Oncologico Nazionale e la medicina di precisione. Nella tavola rotonda del sabato, poi, il focus si è spostato anche su un altro tema fondamentale che sono le aspettative del paziente al momento della diagnosi tumorale. Dal confronto ne scaturisce come la comunicazione medico-paziente “è tempo di cura” e un ruolo chiave lo giocano l’empatia e la trasparenza del medico curante.