Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, Mirra Andreeva ha ottenuto la terza vittoria su tre partite disputate a livello WTA. Dopo essere diventata la terza tennista più giovane a vincere un incontro nel massimo circuito (dopo Coco Gauff e Cici Bellis), sconfiggendo all’esordio nel torneo di Madrid la canadese Leylah Fernandez, Andreeva ha ottenuto due vittorie di sostanza e prestigio contro Beatriz Haddad Maia e Magda Linette. Nessuno si sarebbe aspettato che l’approdo nel circuito maggiore avrebbe consentito alla giovanissima russa di prolungare la striscia di vittorie portata avanti nel circuito ITF: negli ultimi due tornei giocati, a Chiasso e Bellinzona, ha trionfato dominando ogni avversaria. Con il successo sulla semifinalista dell’ultimo Australian Open, Andreeva è diventata la più giovane tennista della storia a raggiungere gli ottavi di un torneo 1000. Il suo regalo di compleanno ha un nome e un cognome: Aryna Sabalenka, sarà lei l’avversaria al prossimo turno.
Niente fretta, ma non prendiamoci in giro
Mirra Andreeva è giovane, molto giovane. Nel tennis contemporaneo si tende a demonizzare chi afferma dopo poche vittorie che una tennista sia pronta a prendersi la scena internazionale, eppure in questo caso sembra più che evidente che di questa ragazza si parlerà per un po’. Sarà che è nata nello stesso giorno di Andre Agassi, oppure che in campo, per stessa ammissione del suo allenatore, ha la stessa serafica calma di Medvedev (quando il russo non decide di giocare contro il pubblico o l’arbitro), ma qualcosa di speciale c’è. Chiaramente non bisogna bruciare le tappe, eppure nella settimana dell’esordio tra le grandi ha già ottenuto due successi contro due top 20, raggiungendo la posizione n.142 del ranking (partiva dalla 194). Vederla giocare lascia stupiti per la maturità che dimostra, la compostezza che mette in campo e lo sguardo di chi non ha nessuna intenzione di accontentarsi di una sola settimana di gloria. Non bisogna correre il rischio di responsabilizzarla troppo con confronti ancora acerbi, come quello con Maria Sharapova, o con pressioni eccessive, ma è chiaro che solo giocando potrà farsi le ossa e dimostrare il suo vero valore. In questo senso è da lodare l’iniziativa del torneo di Madrid, che le ha consegnato una wild card.
Ora Sabalenka: niente da perdere, tutto da dimostrare
Aryna Sabalenka sta vivendo un 2023 da sogno: leader della race, campionessa a Melbourne e capace di dominare in campo con disinvoltura, la bielorussa avrà tutte le intenzioni di fermare il volo madrileno della giovane Andreeva. Per la sedicenne sarà una prova, non di maturità né di coraggio, ma di tenuta fisica e mentale. Affrontare la numero due al mondo sarà un vero regalo, per Mirra e per gli appassionati, che potranno godersi un incontro di livello assoluto. Se la russa vincerà avrà certamente un impulso positivo verso l’alto, diventando la favorita alla conquista del titolo, anche se sarà necessario per lei confrontarsi con altre partite e avversarie determinate e più allenate a confronti così dispendiosi a poca distanza temporale. Se, invece, Andreeva perderà, non sarà certo un dramma. Perdere a sedici anni dopo sedici vittorie consecutive, di cui tre nelle prime tre partite a livello WTA, contro la numero due al mondo, non è uno scenario che lascerebbe l’amaro in bocca. Inoltre, a proposito di paragoni scomodi e acerbi, un’eventuale sconfitta renderebbe la cavalcata spagnola di Andreeva molto simile a quella di Serena Williams nel suo primo torneo, a Chicago, nel 1997: vittorie di assoluto rilievo contro Mary Pierce e Monica Seles, prima di arrendersi a Lindsay Davenport, che sarebbe diventata numero uno quell’anno. Ovviamente si tratta di fanta-tennis, sarà solo il tempo a dirci dove arriverà Mirra Andreeva. A noi, spettatori, resta il compito di goderci la carriera di uno splendido talento.