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“Caivano è un modello che potrebbe essere replicato. Deve esserci la possibilità di iniziare opere, ma soprattutto finirle. Quello di Caivano è un impianto sportivo che verrà sicuramente reso fruibile per la popolazione nei tempi promessi, pensato per quelle persone che non possono permettersi di sostenere un costo per i propri figli. Questo è un tema che si sta evidenziando, dobbiamo ripensare il modello di gestione, ossia come permettere alle persone che non possono pagarsi lo sport di fare movimento”. Sono queste le parole di Marco Mezzaroma, presidente di Sport e Salute, alla “Presentazione del rapporto nazionale realizzato da Svimez e Uisp” sugli impianti nelle regioni italiane. “Noi vogliamo diventare sempre più un centro servizi in cui i soggetti pubblici o privati che vogliano investire possono avere un punto di riferimento. Piano regolatore impianti sportivi? Non sarà un processo velocissimo. In questo senso sarà utilissimo un censimento sull’impiantistica dismessa o non ultimata. Servirà uno sforzo da parte di tutti, ma è necessario perché ci sono zone del Paese in cui chi vuole fare sport deve far chilometri e questo non è possibile”, conclude Mezzaroma.
“Bisogna fare molto sulla scuola e credo che questo richieda un investimento nella cultura dello sport facendo in modo che i programmi scolastici prevedano una didattica che faccia cultura sportiva”. Sono invece queste le parole di Beniamino Quintieri, presidente dell’Istituto per il Credito Sportivo. Poi Quintieri sottolinea come uno dei problemi che limita lo sviluppo degli impianti sportivi in Italia sia quello delle concessioni che “hanno spesso una durata troppo breve che disincentiva a fare. Bisogna spingere verso la crescita dimensionale, ma il limite è che la piccola dimensione riduce il merito di credito rendendo più complicato accedere alla finanza”.
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