Novak Djokovic racconta la partita contro De Minaur, vinta in due set e valida per il Masters 1000 di Montecarlo: “Credo che alla fine ho sentito un segno di sollievo, era felicità perché tutto era finito, invece di festeggiare. Non avevo davvero voglia di festeggiare troppo. A volte festeggio Medvedev, come oggi, altre volte lo festeggio davvero (ride). Comunque quest’ultimo è un complimento, lo trovo molto interessante, penso che sia molto divertente. È un ragazzo molto autentico, quindi oggi era più in stile Medvedev”. Sull’aver giocato male, elemento sottolineato da De Minaur: “Sono d’accordo con lui, penso che nel secondo set abbiamo commesso molti errori non forzati, abbiamo semplicemente perso qualche game al servizio, uno dopo l’altro. Poi ci sono state anche diversi break, anche se questo è più normale sulla terra battuta, intendo più che su altre superfici, anche se accetto che sia stato un caso un po’ straordinario. Forse nel secondo set non abbiamo giocato un tennis così bello, negli ultimi game è solo migliorato, dato che gran parte del set era piuttosto brutto. A volte devi solo trovare il modo di vincere, oggi è stato così. Ci sono giorni in cui non ti senti al meglio, potresti avere specifici momenti luminosi, ma c’erano più momenti in cui facevo fatica a colpire bene la palla. Alla fine quello che conta è la vittoria, è quello che significa vedere un avversario davanti a sé, non può essere paragonato ad un allenamento. Nei momenti importanti penso di essere riuscito a spezzargli il servizio e a conquistare la vittoria”. L’amore per il tennis continua: “Amo l’energia del pubblico, della competizione, di ogni sessione di allenamento, del processo… forse non mi piace tanto come prima, ma mi piace comunque molto la competizione. Mi piace l’eccitazione, quelle farfalle prima della partita. Anche se ho giocato così tante partite nella mia vita, sento ancora quel nervosismo, quell’eccitazione prima di scendere in campo. C’è molta bellezza nell’imprevedibilità di non sapere cosa accadrà dopo, di non sapere chi vincerà. Puoi essere il favorito, puoi sentire quella fiducia, ma niente può garantirti la vittoria. Nemmeno quando ti alleni ad un livello superlativo, puoi poi scendere in campo ed essere totalmente diverso. Mi rimane l’emozione dell’ignoto, quanto sia incredibile visualizzare te stesso mentre vinci ogni partita”.