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Masters 1000 Miami, è il giorno della finale: Sinner contro Dimitrov per il trofeo e il secondo posto nel ranking

Jannik Sinner
Jannik Sinner - Foto Larry Marano/Shutterstock IPA

Jannik Sinner contro Grigor Dimitrov, è il giorno della finale del Masters 1000 di Miami. Da un lato l’azzurro, numero tre al mondo e pronto a superare Alcaraz in classifica in caso di vittoria, che nel 2024 ha perso una sola volta e anche a Miami ha messo in chiaro le cose: è lui l’uomo da battere. Dall’altro lato il bulgaro, tornato ad esprimere un tennis meraviglioso e, soprattutto, efficace: le vittorie contro Alcaraz ai quarti e Zverev in semifinale ci hanno restituito sprazzi di quel “Baby Fed” che qualche anno fa sembrava potersi prendere il palcoscenico nei tornei più importanti. Ora Grigor ha 32 anni, ma la voglia di vincere non è ancora arrugginita e, anzi, sembra più forte che mai. Quest’anno Dimitrov ha conquistato il titolo a Brisbane mettendo fine a un digiuno che durava da sei anni e continuando ad esprimere il gioco che lo scorso anno lo ha portato in finale nell’ultimo 1000 della stagione, a Parigi, dove si è arreso a Djokovic.

Quella di Miami sarà la seconda finale di un Masters 1000 in due anni, un’altra occasione per migliorare una bacheca che vede, per ora, l’unico titolo di categoria conquistato a Cincinnati nel 2017. Anche Sinner in carriera ha conquistato un solo trofeo 1000, lo scorso anno a Toronto, ma avrà certamente voglia di interrompere la maledizione di Miami: sarà la terza finale in quattro anni per l’altoatesino, che mai come stavolta sarà favorito per la vittoria finale. Proprio questo, però, non sembra essere un fattore decisivo per Jannik: nelle finali, anche da favorito, finora non ha dato l’impressione di sentirsi oppresso dalla responsabilità di non tradire i pronostici. A Toronto, in Davis e a Rotterdam non ha tremato, curiosamente sempre contro De Minaur. Dimitrov, però, può mettere in difficoltà chiunque.

Il cammino dei protagonisti

Lo scorso anno i due finalisti si erano già incrociati a Miami, al terzo turno, e non c’era stata storia: 6-3 6-4 per Sinner e pratica archiviata. Quest’anno Jannik è sembrato meno brillante nel suo percorso, almeno fino alla semifinale dove, a detta dello stesso Medvedev, ha fatto sentire il suo avversario un undicenne. Va detto, il Sinner “meno brillante” di questo periodo è comunque un avversario fenomenale per qualsiasi tennista, e l’unico momento in cui l’italiano è sembrato davvero in difficoltà è stato il secondo set contro O’Connell. Il problema è che il numero uno azzurro ci ha abituato troppo bene da qualche mese a questa parte e, per questo, il 60% di prime in campo contro Machac ai quarti ha fatto storcere il naso ai tifosi. Stiamo assistendo alla genesi di un campione e un torneo come questo, in cui la metà delle prime teste di serie non è arrivata agli ottavi, dovrebbe far capire quanto sia importante vincere anche quando non si riesce ad esprimere un tennis eccezionale. La semifinale con Medvedev si commenta da sola: come si fa a dire che un giocatore che liquida quel tipo di avversario 6-1 6-2 in un’ora e dieci non sia un dominatore di questo sport?

Resta comunque una finale, quindi una partita in cui le etichette di “favorito” e “sfavorito” lasciano il tempo che trovano, soprattutto se l’avversario è questo. Dimitrov ha rischiato di uscire all’esordio contro Tabilo, a due punti sul servizio dalla vittoria al tie-break del secondo set, ma si è rialzato e ha messo in piedi una cavalcata sontuosa: Hanfmann, Hurkacz, Alcaraz e Zverev, vincendo il 46% dei punti in risposta contro il numero due al mondo e il 70% dei punti al servizio in semifinale. Un giocatore poliedrico, che fa del rovescio a una mano la sua firma e la cifra stilistica del suo tennis. Elegante, mai banale, e meritatamente tornato in top-10 a sei anni dall’ultima volta. Sarà un incrocio di stili di gioco opposti e complementari, in cui anche un solo passo falso potrà indirizzare la partita in un senso o nell’altro. Per entrambi in gioco c’è molto di più di una semplice coppa: Sinner rincorre la vetta del ranking, Dimitrov vuole dimostrare a sé stesso di non aver ancora perso il treno dei grandi campioni. Noi, di sicuro, ci divertiremo.

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