[the_ad id=”445341″]
4 dicembre 1998, Forum di Assago. Una discreta parte dei milioni di italiani che in queste settimane si stanno avvicinando al tennis per la prima volta grazie alle imprese compiute da Jannik Sinner, 25 anni fa non erano ancora nata. Altri magari erano piccoli e hanno ricordi sbiaditi, e sicuramente ci sarà chi invece ha ancora impresse negli occhi e nella mente le lacrime di Andrea Gaudenzi nel primo singolare della Finale di Coppa Davis tra Italia e Svezia. La spalla del tennista faentino, già malconcia alla vigilia, fece definitivamente crac sul finire del quinto set del match contro Magnus Norman. Si interruppe in quel preciso istante il sogno di tornare a vincere la competizione a distanza di 22 anni dall’ultima volta.
Quel digiuno, se la matematica non ci inganna, nel frattempo è diventato lungo 47 anni. E da quel dicembre ’98 l’Italdavis in finale non è più tornata, fino a oggi. In quest’intervallo è successo un po’ di tutto, sono passate almeno tre generazioni di giocatori, si è finiti anche in Serie C nel momento più basso del nostro tennis. Brutti e per fortuna lontani ricordi di un passato che non ci appartiene più. Merito di una squadra una squadra che dopo essersi fermata tra tanti rimpianti in semifinale lo scorso anno, ora ha la possibilità di tornare a conquistare l’Insalatiera. E il destino vuole che a contendercela sarà la stessa avversaria che avremmo trovato nell’atto conclusivo dodici mesi fa, avessimo allora battuto il Canada. C’è l’Australia capitanata da Lleyton Hewitt, la seconda Nazione più vincente dopo gli Stati Uniti.
28 vittorie contro 1, 49 finali contro 8. Ci sarebbe da avere paura, se si giocasse prendendo in considerazione l’Albo d’Oro. Invece si scende in campo, e l’Italia può finalmente contare anche lei su uno dei tennisti più forti dell’intero pianeta. Jannik Sinner non è una certezza, ma qualcosa di più per questo gruppo. È leader, un trascinatore che checché ne dica qualcuno, si è messo l’Italia sulle spalle e onora la maglia quindici dopo quindici. Oggi la sfida è contro quell’Alex De Minaur che conosco bene, perché amico, saltuariamente compagno di doppio e spesso e volentieri anche sua vittima sacrificale in singolare. Tralasciando il forfeit dell’altoatesino poche settimane fa a Bercy, l’azzurro si è imposto in tutti e 5 gli altri incontri in cui i due sono effettivamente scesi in campo dalla parte opposta del net. Un dominio che diventa ancora più netto prendendo in considerazioni i set: 12 a 1 in favore del nostro. E chissà che non possa portare anche un po’ di fortuna l’australiano, visto che contro di lui sono arrivati il primo trionfo di un certo spessore, alle Next Gen Finals del ’19, e il primo in un 1000 a Toronto lo scorso agosto.
Molto, se non tutto, potrebbe questa volta passare da quello che sarà il primo singolare e le scelte dei due capitani. In questi giorni sia Volandri che Hewitt hanno cambiato: il primo ha schierato Arnaldi nei quarti e Musetti in semifinale, il secondo si è affidato prima a Thompson e poi a Popyrin. Scelte simili, da un certo punto di vista, con l’intento di salvaguardare il fisico di Sonego e Purcell, due giocatori che potrebbero essere schierati anche in singolo ma che finora sono stati tenuti freschi per il doppio. Detto ciò, Volandri ci ha sorpreso in passato e potrebbe farlo ancora, magari schierando un Sonego che ha certamente guadagnato fiducia e avrà l’adrenalina a mille dopo questi successi in doppio. Se il modus operandi dovesse rimanere il medesimo, e con un Musetti che ha lamentato problemi fisici nel corso del terzo set contro Kecmanovic, allora la scelta non potrebbe che ricadere su Matteo Arnaldi. Il giovane ligure ha già affrontato due volte Popyrin in questo 2023 e in entrambe le occasioni sono nati due match maratona: sul rosso di Umag vinse l’aussie 6-3 al terzo, mentre sul veloce di Shanghai arrivò la rivincita di Matteo per 6-4 al terzo. Non ci sono, invece, precedenti con Thompson.
Sinner e Sonego in doppio hanno stupito tutti in questi giorni. Non avranno molta esperienza in coppia, ma sanno giocare e l’affiatamento c’è sia dal punto di vista tecnico che umano tra i due ragazzi. Di fronte, però, oggi ci sarebbe quella che è senza dubbio la migliore tra le coppie che si son viste qui a Malaga. Ebden/Purcell è un duo in grado di vincere tornei dello Slam, con una particolarità in più rispetto magari a un Koolhof affrontato giovedì: sono (al passato, nel caso di Ebden) anche due giocatori di buon livello in singolare. E se il doppista olandese ha mostrato i suoi limiti nell’arginare i colpi di Jannik, senza dubbio i due australiani partono con qualcosa in più da questo punto di vista. Poi non è detto che Sinner lo si riesca ad arginare, d’altronde lo sta ultimamente sperimentando anche Novak Djokovic. Ma senz’altro questo matchup rappresenterebbe la prova più dura della settimana per questa nuova coppia Sinner/Sonego.
L’appuntamento è a partire dalle ore 16, con diretta su Rai 2 e Sky Sport, con tutta Italia che non smette di continuare a sognare insieme al nostro tennis. Un novembre per certi versi indimenticabile, iniziato con la finale delle nostre splendide ragazze in Billie Jean King Cup, proseguito con lo straordinario cammino di Jannik a Torino e che ora giunge al suo punto di arrivo a Malaga. E dopo due sconfitte, non sarebbe poi male chiudere con un trionfo. E dare finalmente degli eredi al quartetto Barazzutti, Bertolucci, Panatta, Zugarelli di Chile ’76.
[the_ad id=”1049643″]
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]