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INTERVISTA – Sumit Nagal, al Roma Garden Open il ritorno al successo dopo un calvario durato due anni

Sumit Nagal

Ma hai visto come se chiama?! Nagal. Embè guarda, gioca come lui”. Sì, perché mostrando un tennis di altissimo livello, Sumit Nagal ha coronato una settimana perfetta e conquistato il titolo al Roma Garden Open, lasciando inevitabilmente spazio a commenti come questi tra i tanti appassionati accorsi sulle tribune del Tennis Club Garden di Roma. A chi si riferisca quel “lui”, non c’è nemmeno bisogno di specificarlo.

Partito dalle qualificazioni nel torneo Challenger di categoria 75 andato in scena sui campi in terra rossa del circolo capitolino, Nagal ha stupito tutti, raggiungendo un successo tanto atteso. Dopo una carriera junior da protagonista, culminata nel 2015 con la vittoria in doppio nel torneo di Wimbledon insieme al vietnamita Lý Hoàng Nam, nel luglio del 2019 Nagal supera per la seconda volta in carriera le qualificazioni in un torneo ATP ad Amburgo e approda nella top 200 della classifica mondiale. Nel marzo 2021 raggiunge per la prima volta in carriera i quarti di finale in un torneo del circuito maggiore all’Argentina Open, ma esce sconfitto dalla sfida con Albert Ramos-Vinolas. A novembre dello stesso anno arriva l’infortunio e la conseguente operazione all’anca: “Nel 2021 ho subito un grave infortunio all’anca e lo scorso anno sono tornato a giocare, ma ad essere onesti non è stato un periodo facile – sottolinea l’indiano -. Giocavo e mi fermavo, giocavo e mi fermavo ancora, per via di altri piccoli problemi fisici. All’inizio di quest’anno, durante una partita, ho sentito un po’ di dolore alla gamba, ma per fortuna non era nulla di grave. Solamente nelle ultime settimane ho iniziato a sentirmi meglio e a giocare al mio livello. L’obiettivo quando non giochi tanti match è quello di trovare sempre più continuità e mettere partite nelle gambe. Sono davvero contento di questa settimana, ho giocato dei grandi match e mi sono sentito bene dal punto di vista fisico”.

Con la vittoria in finale per 6-3 6-2 sull’olandese Jesper De Jong, il classe ‘97 di Jhajjar ha conquistato il suo terzo titolo Challenger in carriera su quattro finali disputate: dopo aver vinto in quel di Bangalore nel 2017 e a Buenos Aires nel 2019, l’unica sconfitta era arrivata a Banja Luka sempre nel 2019. Iniziando la settimana romana da numero 347 del mondo, Nagal ha guadagnato quasi 90 posizioni in classifica, portandosi a ridosso della top 250 del ranking ATP.

Salito agli onori della cronaca per aver strappato un set a Roger Federer nel primo turno degli US Open 2019, sui suoi inizi Sumit racconta: “Ho iniziato a giocare a tennis quando avevo poco più di sette anni. Da bambino io non volevo giocare a tennis, mi piaceva il cricket che è uno sport molto popolare in India, ma mio padre non condivideva questa mia passione. Per quanto riguarda il tennis, direi che ho iniziato a giocarci per caso. Ho iniziato a frequentare un centro sportivo, dove l’attività più praticata era proprio il tennis e da lì ho iniziato ad approcciarmi a questo sport”.

Poi, una scelta di vita difficile per iniziare a sognare il professionismo: “Io sono nato a Jhajjar, ma sono cresciuto a Nuova Delhi. È la seconda città più grande dell’India, dove ci sono tantissimi circoli di tennis. Da adolescente invece mi sono trasferito in Canada, poi in Germania dove mi alleno e dove ho vissuto negli ultimi dieci anni. Non torno spesso a casa, ma l’India mi manca. Ho dovuto fare una scelta difficile e lasciare il mio Paese, perché non è facile crescere come tennista in India, soprattutto se vuoi diventare un professionista. E io volevo questo”.

Non solo il match con Federer agli US Open, l’ex numero 122 del mondo ricorda con emozione la sfida con Dominic Thiem sempre a New York nel 2020 e quella con Daniil Medvedev alle Olimpiadi di Tokyo dello stesso anno: “Porterò sempre nel cuore le emozioni prima di quei match. Per me sono state esperienze bellissime. Contro Roger agli US Open ho giocato il mio primo match in un main draw Slam e sono anche riuscito a strappargli un set sull’Arthur Ashe, lo stadio più importante del tennis. La sfida con Thiem me la sono guadagnata vincendo una buona partita all’esordio, avevo sensazioni diverse e nonostante il risultato mi sentivo più a mio agio. Con Medvedev ai Giochi Olimpici di Tokyo, difendendo i colori del mio Paese, è stata un’altra esperienza indimenticabile”.

Nagal ha impressi sulla pelle tanti tatuaggi particolari, ma ci tiene a tenerne per sé il significato perché “troppo personale”. Sul futuro invece, l’allievo di coach Milos Galecic spiega: “L’obiettivo principale è essere in salute. Dico sempre che se riesci a giocare con continuità per due alla fine, puoi ritrovarti nei pressi della top 100”.

Inevitabile la domanda sulla similarità del suo cognome con quello di Rafael Nadal: “Letteralmente ogni persona scherza con me sul mio cognome, ma non posso farci nulla (ride, ndr)”.

Infine, Sumit ci tiene a ringraziare i tanti spettatori italiani che lo hanno sostenuto: “Ho giocato tanti tornei in Italia, il cibo è incredibile e la passione delle persone è travolgente. Anche in tornei più piccoli c’è tanta gente che ama questo sport e con piacere viene a vedere le partite. Sono sempre felice di giocare qui”.

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