Nella Casa dello Sport di Sky il tennis è sempre più al centro. Dopo l’acquisizione dei diritti di tutti i tornei ATP Masters 1000, WTA 1000, ATP 250 e 500, oltre ai WTA 250 e 500 (i quali si aggiungono a Wimbledon, ATP Finals e Coppa Davis) la stagione tennistica parla la lingua dell’azienda con sede a Milano Rogoredo. Alle storiche voci di Elena Pero, Paolo Bertolucci e compagni, si è aggiunta quest’anno la competenza di Federico Ferrero, il quale è pronto a commentare per la prima volta in carriera il torneo maschile degli Internazionali BNL d’Italia. Tra gli eventi più attesi dagli appassionati, il Masters 1000 del Foro Italico fa parte di un pacchetto stagionale che offre circa 6.000 match in 12 mesi, per oltre 13.000 ore di tennis. Lo stesso Ferrero è autore di un libro appena uscito, acquistabile sia in formato cartaceo che in e-book: Parlare al silenzio – La mania di raccontare il tennis (add editore).
Federico, una vita passata con le cuffie in testa. Com’è cominciato tutto?
“A me è sempre piaciuto moltissimo leggere e scrivere, anche in gioventù credevo che nella vita avrei fatto qualcosa connessa a queste due passioni. Ma dopo la laurea in Giurisprudenza nel 2001 avevo quasi messo da parte l’idea di fare il giornalista. Nonostante questo, approfittai di un’esenzione dalla leva militare, all’epoca obbligatoria, e provai a dedicarmi al 100% a questo mestiere. Il caso volle che all’epoca servissero dei redattori de Il Tennis Italiano per il nuovissimo sito web, e io che di tecnologia un po’ ne capivo mi feci subito avanti”.
Dalla scrittura alla cabina di commento: che cosa è successo dopo?
“Agli inizi di Eurosport, il principale punto di riferimento era Antonio Costanzo, un professionista incredibile capace di sostenere voce principale e analisi tecnica da solo. Mi chiamò per fare una prova, anche se io ero abbastanza titubante perché pensavo di non essere in grado, non avevo mai fatto nulla di simile. Ciò che non mi disse è che la ‘prova’ era in realtà una diretta vera e propria: fu traumatico. Subentrai sul 4-3 di un match tra Juan Carlos Ferrero e David Nalbandian che erano in lotta a Vienna. Feci una pessima telecronaca, convinto che sarebbe stata la prima e l’ultima. Antonio invece mi rassicurò, e da lì aumentai gradualmente il mio impegno a Eurosport fino al mio approdo in pianta stabile”.
In questo mestiere è impossibile non avere in mente partite memorabili e altre che rimuoveresti volentieri. Quali sono le tue?
“Beh, io ho un rapporto di odio e amore con alcune giocatrici, una di queste è senz’altro Agnieszka Radwanska. Amavo il suo tocco e il suo gioco, ma capitava di vederla avanti 6-0 4-1 per poi ritrovarla sotto nel punteggio dopo un’ora e mezza e magari vincere infine la partita; i match erano un’agonia. Invece, la partita che mi ha emozionato di più in assoluto è la semifinale del Roland Garros 2011 tra Federer e Djokovic: Nole non perdeva un incontro dalla fine dell’anno precedente e Roger giocò un match pazzesco (7-6, 6-3, 3-6, 7-6 per lo svizzero). Gli spalti del Court Philippe-Chatrier e la cabina di commento tremavano e io feci tutto il quarto set in piedi perché non riuscivo a stare seduto. Non ci fu un momento di quella partita senza i brividi, non lo dimenticherò mai. In generale, aver potuto raccontare le gesta di loro due, oltre a Rafael Nadal, è stata una fortuna e un privilegio”.
Di cosa deve essere capace un buon telecronista?
“Anzitutto non bisogna ‘seppellire’ il match di parole. Sciorinare dati, statistiche e aneddoti può diventare controproducente, bisogna sempre ricordarsi che i protagonisti sono i giocatori in campo. Detto questo, non credo sia giusto dire che il telecronista debba essere imparziale. È inevitabile avere dei tennisti o delle tenniste preferite in ogni partita. Bisogna però essere capaci di non lasciare che questo influenzi il commento, trasformandolo in tifo. Inoltre, è importante gestire l’enfasi dopo i punti. Gli incontri sono lunghi e ci sono tanti momenti, tutti diversi; bisogna capire quando porre l’accento su alcuni di questi e quando no”.
Da febbraio sei approdato a Sky: come sta andando l’inserimento in questo nuovo ambiente?
“Quando Sky mi ha chiamato sono rimasto spiazzato. Non tanto perché non avessi fiducia in me stesso, quanto perché proprio non pensavo che potessero rivolgersi a me. Con il tempo ho capito che posso dare il mio contributo e naturalmente sono onorato della cosa. È una sfida importante, anche perché sto collaborando con tanta gente nuova e non è affatto scontato trovare l’alchimia giusta con dei colleghi con cui non hai mai commentato. Tutti mi hanno messo subito a mio agio, sono contento di aver ritrovato ritmi di telecronaca abbastanza serrati”.
Nonostante i tanti anni con le cuffie in testa, per te il torneo maschile degli Internazionali BNL d’Italia sarà un esordio assoluto.
“Sembra quasi un paradosso, ma nonostante abbia fatto l’esperienza da inviato a Roma per Il Tennis Italiano, sarà la prima volta per me al commento nel torneo maschile. Stiamo assistendo ad un’epoca incredibile, a tal punto che oramai non ci sorprende più vedere diversi tennisti nostrani passare i primi turni dei tornei più importanti, mentre prima era una notizia da prima pagina. Sinner è un fuoriclasse, di lui hanno parlato ormai tutti, ma accanto a lui c’è una schiera di ottimi giocatori che stanno facendo benissimo. Penso a Matteo Arnaldi che è un giocatore eccezionale, se lo avessimo avuto qualche anno fa avremmo gridato al miracolo, ma anche a Luca Nardi e Mattia Bellucci che sono in crescita. Mi piace credere che il tennis sia ancora un’oasi piena di aspetti magari un po’ retro, ma che ne fanno un grande esempio di come secondo me si deve intendere lo sport”.