Il ministro per lo Sport e i Giovani, Andrea Abodi, è stato questa sera ospite a “L’altra Italia” su Rai 2, affrontando una varietà di temi. “Dove c’è il degrado dei luoghi spesso c’è il degrado dei comportamenti, questa simmetria bisogna romperla, che sia con lo sport o con la cultura in ogni sua forma. Dove l’indicatore della sportività è alto, è alta anche la qualità della vita e viceversa. Lo sport è una difesa immunitaria sociale, dove è presente lo sport si contiene il rischio della degenerazione dei comportamenti”, ha spiegato in merito all’omicidio di Rozzano. “L’assenza di palestre in molte scuole? È una cosa che si è consolidata nel silenzio dei decenni, ce ne accorgiamo ora perché da quando è arrivato il Governo Meloni ho cercato di capire quanto fosse grave il fenomeno. Ma quando manca la cultura del movimento, non basta una palestra – ha aggiunto Abodi -. La scuola fa parte della società, dove non c’è una palestra magari a 50 metri c’è un impianto pubblico sportivo. Inoltre, due ore di educazione fisica a settimana sono troppo poche. Stiamo intervenendo anche nelle città, un tema è quello di sviluppare la rete dei playground: ne abbiamo finanziati 1.548 nei Comuni del Sud sotto i diecimila abitanti, di cui oltre mille già realizzati”, ha concluso il ministro.
Su Sinner e il caso clostebol: “Stiamo parlando di un’assenza totale di responsabilità, conclamata e rafforzata dalla scelta di allontanare le persone che si sono comportate in modo poco responsabile. Il ricorso della Wada potrebbe essere anche un fatto tecnico, naturale. Se si vuole dare credibilità alla lotta al doping bisogna essere credibili anche in queste circostanze”. Sul tennista azzurro, Abodi ha aggiunto che “non è un patrimonio solo sportivo, perché i trofei vinti e non vinti hanno portato in dote anche comportamenti, affermazione e testimonianze delle quali abbiamo bisogno tanto quanto le medaglie”.
Sul caso ultras: “Quello che è successo è un punto di non ritorno. Non dobbiamo generalizzare, credo alla responsabilità individuale. Le curve sono luoghi dove c’è tanta passione e senso di appartenenza, poi c’è un numero molto ristretto che spesso determina un giudizio complessivo. Dobbiamo fare in modo che tutto lo stadio sia un luogo di tifo. Qui siamo di fronte a criminali, a un tentativo di infiltrazione che alimenta l’economia criminale e sporca un mondo che ha bisogno di ritrovare la sua tranquillità. Penso che la tecnologia consenta di rendere gli stadi umani, di lavorare sulla sicurezza tecnologica e non su quella fisica. Quindi togliere le barriere, responsabilizzare le persone, chi sbaglia va fuori”.
Sull’ipotesi del quarto mandato al presidente del CONI Malagò: “Non esprimo un’opinione ma rispondo con un dato di fatto: c’è una norma dello Stato, e noi siamo abituati a rispettarla. Dopodiché, l’esempio di una realtà come l’ACI è una questione diversa, parliamo di un ente che è molto più di una federazione sportiva, è un ente pubblico con tante attività delicate. Noi abbiamo espresso un parere che non è nei confronti della persona ma della fattispecie”. “Il presidente Malagò non ha mai posto problemi, sta semplicemente coltivando delle ambizioni legittime, e non è un problema – ha aggiunto Abodi -. Ritengo più censurabile il senso della sfida a un parere del ministero da parte di Sticchi Damiani. Noi non abbiamo il verbo, ma abbiamo posto un problema e avremmo preferito maggiore prudenza”.
Su Milano-Cortina: “Sono ottimista per definizione e perché le donne e gli uomini che stanno lavorando sia nella Fondazione che nella società infrastrutture di Milano-Cortina e anche nel comitato organizzatore dei Giochi del Mediterraneo stanno lavorando al massimo recuperando tempo. Con gli occhi del mondo addosso diamo sempre il meglio, dobbiamo imparare a dare il meglio a prescindere”.