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Dopo le prime due gare della finalissima di Stanley Cup, i Pittsburgh Penguins hanno un grosso vantaggio di esser sopra nella serie per 2-0 allargando il vantaggio cosiddetto “ghiaccio amico” (per un’ipotetica gara 7 comunque in casa dei Pens). Ora che la serie si sposta in California nel SAP Center dei San Jose Sharks, andiamo a fare il punto della situazione.
PITTSBURGH PENGUINS: Tutto sembra girare a meraviglia e il copione si ripete costantemente. I Pens partono meglio, schiacciano gli avversari, segnano per primi e si fanno recuperare ma, alla fine dei conti, riescono pur sempre a trovare il modo per portare a casa la vittoria. Nel primo match i pinguini hanno vinto con una rete negli ultimi minuti grazie a Nick Bonino, lasciato da solo di fronte al net dopo la “non giocata” di Brent Burns, trovatosi senza il bastone contro Kris Letang.
Nel secondo match gli Sharks hanno spaventato i padroni di casa pareggiando nel finale, ma perdendo dopo soli 2 minuti e 35 secondi dell’overtime con il piccoletto Conor Sheary lasciato colpevolmente solo.
Dopo queste due partite si son dette tante parole. Si sono elogiate le capacità da “leader” di Sidney Crosby, come dimostra l’aneddoto raccontato proprio da Letang. Il capitano, infatti, gli aveva impedito di tirare (vincendo il face-off), per passare il puck a Sheary che si sarebbe trovato libero di concludere verso la porta di Jones.
Ma si è caduti anche in polemica proprio con Crosby per i suoi presunti “imbrogli” nel face-off, un argomento tirato in ballo da Logan Couture (Sharks), che ha spiegato come il capitano dei Penguins cerchi sempre il lato anticipando la giocata dell’avversario, mentre gli arbitri adottano un metro di giudizio diverso proprio perché si chiama “Crosby”.
Come detto però da coach Mike Sullivan, Pittsburgh non deve pensare a queste frasi ritenute “stupide”, ma solamente concentrarsi su gara 3 e 4 per provare a chiudere la serie con la primissima “sweep” di questa Stanley Cup 2016. I numeri sono ottimi perché i Penguins chiudono il match con il dominio sul piano dei tiri in porta da nove partite consecutive, andando sotto la differenza +10 solamente in due occasioni (tra Tampa Bay e San Jose).
Il punto di forza è la rapidità e l’intelligenza di coprire bene tutte le zone del ghiaccio con un buon equilibrio tra i protagonisti come la “HBK line” (Carl Hagelin, Nick Bonino e Phil Kessel), ritenuta la linea trascinatrice di questi playoff, e coloro che svolgono un lavoro sporco come la quarta linea dove troviamo gli esperti Matt Cullen e Eric Fehr affiancati da un giovanotto tedesco dal nome di Tom Kuhnhackl. Al momento, neanche l’assenza difensiva di Trevor Daley sta spaventando Pittsburgh con un reparto che conta di avere diversi ragazzi “alla prima volta” mischiati a giocatori con un pizzico di esperienza in più: Maatta, Schultz, Dumoulin, Lovejoy e Cole (oltre al solito Letang).
SAN JOSE SHARKS:
La differenza sostanziale fra Pittsburgh e San Jose è che gli Sharks non mostrano una buona affidabilità nella “continuità” delle prestazioni. Ciò accade per forza di cose perché San Jose potrebbe esser anche più devastante nelle azioni offensive, ma il tutto porta a un dispendio di energie esagerato e a un ritmo che sarebbe impossibile da mantenere per tutti i 3 periodi della gara.
Abbiamo visto diverse volte, in questi playoff, cosa accade quando si lasciano gli spazi aperti ai californiani che, talvolta, son stati capaci di segnare anche 4-5 reti in un solo periodo. Fino ad ora, realmente, gli Sharks hanno giocato una sola frazione delle sei disputate in questa serie: quel secondo tempo di gara 1 dove ingabbiò i pinguini nel proprio terzo costringendoli a fare 20 minuti di sola “difesa”.
Oltre alla scarsa continuità ed un metodo di affrontare le partite da cambiare in tempo (se si vuole cercare di recuperare la serie) c’è da annotare anche la lentezza dei singoli giocatori ritenuti “leader”. Joe Pavelski e Joe Thornton sono i due top-player attualmente sul banco dei colpevoli per la loro scarsa condizione atletica, tanto che quest’ultimo è stato addirittura definito “statua” durante le prime due partite.
Che il carico dei lavori di Peter DeBoer sia stato eccessivo durante queste due trasferte in Pennsylvania? Staremo a vedere cosa combineranno gli squaletti fra le proprie mura e con un giorno in più di riposo. Il SAP Center non è mai stato un fattore positivo durante la regular season, ma in Stanley Cup è stato violato solamente due volte (una dai Los Angeles Kings e una dai St.Louis Blues con i Nashville Predators che hanno guadagnato 4 sconfitte su 4 impegni).