“Dopo quattro mandati è giusto cambiare: l’età avanza e poi, se fossi andato avanti, l’avrei fatto con le critiche degli innovatori, di chi vuole introdurre il limite di due mandati. Molti mi hanno chiesto di restare, ma è giusto così: per il nuovo presidente sarà difficile ripetere i risultati degli ultimi anni, ma io mi auguro che possa fare meglio di me”. Dopo 16 anni e tanti successi, Riccardo Agabio lascia così, con un ultimo augurio, la Federazione ginnastica d’Italia. Nel giorno in cui scadono le candidature per il quadriennio 2016-2020 e l’olimpionico Jury Chechi presenta il proprio programma lanciando la sfida all’ex consigliere federale Gherardo Tecchi, il dirigente sardo esce di scena in punta di piedi, ma con orgoglio per quanto fatto dal 2000 ad oggi: “Quando mi candidai per la prima volta pensavo di fare il presidente di transizione – ricorda Agabio, 81 anni compiuti lo scorso settembre – Invece la stima ricevuta e la fortuna di aver ottenuto buoni risultati mi hanno spinto a continuare. Ma ora è giusto cambiare, anche se non condivido l’idea di chi vuole introdurre il limite dei due mandati. È un errore gravissimo, soprattutto se vogliamo avere dirigenti preparati in campo internazionale: due mandati non sono niente, otto anni sono un tempo troppo breve, anzi penso che un mandato non debba durare solo quattro anni ma sette od otto”.
In ogni caso noi dal 2000 ad oggi abbiamo ottenuto riconoscimenti importanti anche fuori dalla federazione, io sono stato membro di Giunta del Coni, vicepresidente e anche reggente del Comitato olimpico nazionale (quando si dimise Gianni Petrucci nel 2012, ndr)”. In sedici anni la Federazione Ginnastica d’Italia ha ottenuto anche tanti successi, cinque medaglie olimpiche (un oro, un argento e tre bronzi in quattro edizioni) e ben sette quarti posti, ma anche 409 podi tra Mondiali, Europei e Coppe del mondo e 85 medaglie a livello juniores. Oltre a questo, Agabio ha introdotto diverse novità dal punto di vista della comunicazione, dalla docu-fiction “Ginnaste – Vite parallele” alla diretta delle gare sul canale Youtube fino allo sviluppo dei social federali, con un piccolo rammarico: “Forse avrei potuto fare di più, dare una popolarità maggiore alla federazione – ammette il presidente uscente – La ginnastica deve essere lo sport principe insieme all’atletica, ma forse non sono riuscito a convincere chi mi circondava”.
Il rammarico principale, però, resta probabilmente l’ultima Olimpiade, Rio de Janeiro, chiusa senza medaglie per la ginnastica azzurra: “Avrei voluto salutare questo mondo non con due quarti posti – spiega Agabio – ma con due medaglie. Purtroppo questo non è avvenuto, ci sono state delle cause impreviste che ci hanno negato questo regalo: la Ferrari aveva la medaglia al collo ma le è caduta nell’ultima diagonale; le ragazze della ritmica, invece, avrebbero meritato quei due decimi di punto in più per salire sul podio. Resta il rammarico, comunque in sedici anni abbiamo preso cinque medaglie e sette quarti posti ai Giochi, ma anche tante medaglie mondiali: sono stati anni belli, vissuti in un ambiente sano, la nostra federazione”. Agabio saluta così la ginnastica azzurra, con una promessa sul futuro dell’artistica maschile in crisi (“Abbiamo già rimediato, abbiamo una nuova direzione tecnica e dei giovani che stanno emergendo”). Sulla sfida per la successione tra Chechi e Tecchi non vuole però sbilanciarsi: “Sarà una battaglia molto equilibrata, si deciderà all’ultimo momento. Da una parte c’è l’esperienza e la conoscenza di un consigliere anziano, dall’altra la notorietà e l’appeal di un grande campione come Chechi: credo che l’elettorato sia molto diviso. Chiunque vinca, mi auguro che faccia meglio di me”.