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Questi ultimi mesi sono stati un periodo di profondi cambiamenti, sorprese e scandali in casa USA Gymnastics. Innanzitutto, con la conclusione delle Olimpiadi di Rio si è anche archiviata l’era di Marta e Bela Karolyi, idoli indiscussi della disciplina, alla guida della squadra nazionale femminile per quasi un ventennio e capaci di rendere gli Stati Uniti la nazione più forte al mondo, letteralmente imbattuta nell’ultimo quadriennio. Dopo il ritiro dei coniugi rumeni è stato scelto come nuovo direttore tecnico nazionale Valeri Liukin, ex ginnasta russo nonché padre della campionessa olimpica 2008 Nastia Liukin. Avendo ricoperto già a partire dal 2013 il ruolo di responsabile del Developmental Camp, ovvero allenamenti collegiali a cui sono invitate ginnaste che sin da bambine si dimostrano particolarmente promettenti, Liukin sembra già ben inserito nel suo nuovo incarico, dato che si troverà ad allenare ragazze che conosce bene già da anni. La sua carica non è decollata tuttavia nel migliore dei modi.
Verso la fine del 2016 infatti, la Federazione americana si è ritrovata a dover affrontare uno scandalo senza precedenti: l’accusa pubblica, inizialmente da parte di Jamie Dantzscher e Rachael Denhollander, ex ginnaste nazionali, poi di centinaia di altre ginnaste sparse per tutto il Paese, di molestie fisiche, psicologiche e sessuali, di un regime di controllo ossessivo e pressione continua degli allenatori sulle giovani ragazze. In particolare, una decina di ginnaste elite che frequentavano regolarmente il Ranch dei Karolyi, centro di allenamento nazionale, a partire dagli ultimi anni ’90, tutte minori di 16 anni all’epoca dei fatti, ha accusato il dottor Larry Nassar, incaricato di eseguire i trattamenti necessari per curare i loro infortuni, di aver praticato gravi molestie sessuali nei loro confronti. La loro testimonianza ha spinto molte altre ragazze a rivelare ciò che avrebbero subito da parte di Nassar, e ad oggi sarebbero più di cento le vittime che hanno sporto denuncia contro di lui. Le accuse non hanno risparmiato neanche i Karoyi, accusati di essere stati a conoscenza degli abusi e non essere intervenuti in favore delle ragazze e di aver creato un clima di terrore durante gli allenamenti, con presunte violenze fisiche e psicologiche, pressione continua e severa supervisione degli allenatori durante ogni pasto, cosa che, come ha rivelato la nota olimpionica McKyla Maroney in un’intervista, avrebbe indotto le giovani a mangiare il meno possibile e a sviluppare in alcuni casi disturbi alimentari. Travolto dallo scandalo, il presidente di USA Gymnastics Steve Penny, in carica dal 2005, si è dimesso nel marzo 2017, e ora la Federazione è in attesa di un suo successore. Intanto, nonostante quanto annunciato in precedenza, negli ultimi giorni USA Gymnastics ha dichiarato che non comprerà il Ranch di Huntsville, in Texas, palestra in cui si sono allenate tutte le icone della ginnastica artistica americana, da Mary Lou Retton a Shawn Johnson, per arrivare a Gabby Doublas, Aly Raisman e Simone Biles, non solo per motivi economici, ma anche per prendere le distanze dal luogo che sarebbe stato lo scenario di un tanto grande scandalo.
Viene dunque da chiedersi quanto davvero conosciamo la ginnastica artistica e quanto invece sia nascosto anche agli occhi dei fan più attenti e appassionati. Dall’esterno non ci si può rendere conto di quante dinamiche coinvolgano questo mondo, anche a causa della giovanissima età delle atlete. Cosa c’è sotto il sistema che ha portato gli USA così in alto? Quanto vale la vittoria, il dominio mondiale, la supremazia? A quanta pressione sono sottoposte le bambine che crescono in un ambiente così competitivo? Quanta determinazione ci vuole per sopportarla? E i genitori, quanto sanno di tutto questo e quanto si sacrificano per vedere le loro figlie realizzare i propri sogni? Non è un mondo di body luccicanti e perline, c’è ben altro, celato sotto la superficie.