[the_ad id=”445341″]
[the_ad id=”1049643″]
Tre anni fa a Tokyo il debutto olimpico a 20 anni, con quel posto conquistato un po’ a sorpresa e ‘congelato’ per un anno dal Covid. Bruciare le tappe non ha mai spaventato Marta Bertoncelli, che adesso i cinque cerchi li ha sempre con sé. “Il 3 luglio ero a casa per festeggiare il mio compleanno, sarei partita di lì a breve per il Giappone. I miei genitori mi hanno regalato una collana con i cinque cerchi olimpici. Ho deciso di indossarla subito, oltre a essere motivo di grande orgoglio per me era un talismano, che permetteva di averli con me in un posto lontano. Non l’ho mai tolta da allora. Ma ho anche un tatuaggio: per me è una sorta di cicatrice, qualcosa che ti segna e ti accompagna per tutta la vita”. L’atleta ferrarese ci riprova per Parigi 2024 dopo aver qualificato il posto nazione nella canadese femminile grazie al dodicesimo posto nei Mondiali di Londra. Una sorta di dejà-vu rispetto allo scorso quadriennio. “Dopo aver ottenuto il pass, un po’ a sorpresa, avevo dei punti di vantaggio per qualificare la persona – racconta Bertoncelli in un’intervista esclusiva a Sportface.it – Ero tra il quarto e il quinto superiore, poi è arrivato il Covid e tutte le selezioni sono state sospese: per me è stata una fortuna, ho avuto modo di ottenere la maturità (scientifica, ndr) e un anno in più per crescere. Un anno dopo dovevo quindi riconfermarmi, c’erano tre gare di selezione e dopo aver vinto l’ultima ero certa del pass. Quest’anno invece serviva un piazzamento in top 5 in Coppa del Mondo ma per due volte sono arrivata sesta: è stato frustrante non ottenere quel punto in più, ma adesso mi sento bene”.
Atleta a tutto tondo, da bambina ha provato tantissimi sport prima di scegliere definitivamente la canoa intorno ai 10 anni, seguendo le orme di mamma e papà. Bertoncelli, che fa parte del Centro Sportivo Carabinieri (“la fonte di supporto maggiore a livello economico ma anche emotivo. È un gruppo molto bello, in cui sento di essere nella migliore situazione per crescere”), è seguita dall’allenatore Erik Masoero oltre che dall’ex oro olimpico e direttore tecnico Daniele Molmenti: “Ero piccolina quando gareggiava, ma è sempre stato un punto di riferimento come persona e atleta”. Marta lavora sodo per rivivere l’atmosfera magica che solamente un’Olimpiade sa regalare, anche se vissuta in modo particolare come nel caso dell’edizione di Tokyo: “Il fatto che non ci fosse troppa gente l’ha resa più “normale” e come impatto è stato un po’ più intimo: mi ha permesso di assaggiare l’atmosfera, di guardare tante altre discipline e atleti, è come se fosse un mondo a sé stante. Un’esperienza sicuramente arricchente”.
Per la certezza di partecipare ai prossimi Giochi servirà ancora un piccolo sforzo, ma la canoista azzurra lascia trapelare grande ottimismo per il lavoro svolto in questi mesi. “Gli ultimi anni sono stati di assestamento per la mia carriera ad alti livelli ma adesso pian piano tutti i puntini si stanno allineando – spiega – In questo periodo si trasforma tutto il lavoro invernale in potenza e velocità. Mi piace la disciplina durante quei mesi, l’andare oltre il limite, per vedere i frutti in acqua. Il nostro sport è fisico ma anche molto mentale: provi tante combinazioni di porte ma conosci la loro posizione solamente il giorno di gara, con il fattore dell’acqua che cambia continuamente. Bisogna essere sempre pronti: se ti fermi a pensare sei già in ritardo. Per questo motivo mi piace essere istintiva in acqua, a differenza di quanto mi accade al di fuori dove vorrei avere più controllo delle situazioni”.
La mente, dicevamo. Un campo che Marta ha deciso di approfondire anche a livello di studio. “Frequento Psicologia in un’università telematica, mi piace un sacco perché oltre ad avere una passione innata credo sia anche uno strumento che possa aiutarmi nel mio sport. Scaramanzie? Cerco di non averne ma di ascoltarmi e assecondare me stessa. Ad esempio, se mi sento più attiva del solito scendo in acqua con qualche minuto di ritardo, prendendomi il tempo di ascoltare una canzone in più. La musica mi accompagna sempre, così come le serie tv, ma non ci sono canzoni o gruppi particolari: dipende dal momento. Spesso uso alcuni pezzi per montare dei video sui social, mi piace essere creativa”.
Uno strumento che Bertoncelli, pur usandolo più o meno intensamente a seconda dei periodi (“adesso sono troppo concentrata su me stessa”), ha utilizzato per ricordare papà Luca. “L’ho perso appena dopo l’Olimpiade di Tokyo e nell’ultima vacanza in famiglia gli ho promesso che sarei andata anche a Parigi. Anche per questo motivo non riguarda solo me stessa, ma voglio esserci anche per lui”. Ma la capitale francese è da sempre un po’ nel destino della ferrarese. “Gli dicevo che appena avrei avuto uno stipendio ci saremmo andati insieme. Ci sono andata qualche mese fa con mia sorella, che ha compiuto 18 anni, e da un certo punto di vista è stato come portarci pure papà”.
Un motivo in più per essere protagonista in Francia. “Un mio pregio? Sono molto determinata, quando mi metto in testa qualcosa non c’è nulla che possa distogliermi. Un mio difetto invece… sono un po’ rompiballe, si può dire? Ma per una medaglia prometto di esserlo di meno per le persone che mi sono intorno”. Parola di Marta Bertoncelli.
[the_ad id=”668943″]
[the_ad id=”676180″]