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“Sono veramente contento dei miei progressi e spero che sia solo l’inizio”. Così Francesco Maestrelli, intervenuto a Spazio Tennis Live sul canale Twitch di Sportface. Il pisano, classe 2002, ha parlato della sua stagione appena conclusa, analizzandone i molti lati positivi: “Possiamo definirla come una sorpresa. Quando abbiamo cominciato non facevo neanche parte dei tabelloni principali dei 15.000$ e a settembre è arrivato il primo slam. Il bilancio è nettamente positivo. Mi dispiace un po’ per come è terminata però va bene così, dovevamo ricaricare le batterie”.
Proprio questo finale di 2022, caratterizzato da una sorta di blocco nei risultati, ha precluso a Maestrelli il sogno delle Next Gen ATP Finals: “Ero molto lontano, non ho avuto neppure l’opportunità di ‘rosicare’. C’è stato un momento in cui ci ho pensato concretamente, però i passi falsi di fine stagione hanno ridimensionato gli obiettivi. Speravo di fare un pochino meglio nell’ultima parte, ma la stagione è stata lunga e non posso dire di non essere soddisfatto”.
Nonostante l’anno tennistico si sia concluso ormai da un po’, fino alla scorsa settimana Francesco ha partecipato alla Serie A francese: “Ho finito abbastanza presto, a Bergamo (31 ottobre-6 novembre, ndr), ed ero alla canna del gas, le energie erano terminate. Ho cominciato subito la preparazione dopo una settimana di vacanza. Poi, di comune accordo con i miei coach, sono andato a fare tre partite in Francia per rientrare nel ritmo partita. Avevano un valore strategico queste partite”.
Un momento importante per la stagione di Maestrelli è stata la chiamata in Coppa Davis come sparring partner a Bologna per gli azzurri in squadra: “Bellissima esperienza, difficilmente descrivibile a parole. Nonostante non fossi un componente della squadra, respirare quell’atmosfera lì è stato emozionante. Rispetto all’esperienza di un torneo individuale, avere il proprio Paese che tifa per te è qualcosa di impagabile. La cosa che mi ha colpito dei ragazzi è che sono tutti super professionali, ognuno con le sue sfaccettature. Matteo, Jannik e Lorenzo sono un esempio, hanno dei tratti caratteriali differenti tra loro, come tutti. Fabio e Simone sono invece la componente esperienza della squadra”.
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Dal palcoscenico della Davis, l’attenzione si è poi spostata su un torneo meno prestigioso, ma con un grande valore affettivo per Maestrelli. Un follower gli ha infatti chiesto che ricordi avesse del Challenger di Francavilla: “Emozioni belle. A Francavilla ho vinto la mia prima partita in un tabellone Challenger. Ho avuto un po’ di fortuna perché avrei dovuto giocare con la prima testa di serie e si è ritirata. Mi ricordo che in semifinale – ma anche in finale – pur essendo una cittadina piccola c’era tanta gente che mostrava la sua passione per il tennis, anche con i cori. È stato un po’ un paradosso. Da questa piccola città ho avuto un seguito forte, quindi è stato bello. Mi piacerebbe tornarci”.
Geograficamente ci si è spostati poi di nuovo in Toscana, questa volta per parlare del torneo di Firenze, il primo del circuito ATP per il giocatore pisano, in tabellone in virtù di una wild card: “Era la prima volta che potevo giocare in casa. Ho avuto l’opportunità di giocare di fronte alla gente a cui voglio bene: i miei amici, la mia ragazza, i miei genitori, e persone che mi hanno visto crescere. All’inizio ero troppo teso, andavo a seimila ed ero ipereccitato. Nel complesso ho dato dei segnali buoni ed ho fatto capire che le potenzialità ci sono, anche vedendo quello che ha fatto poi il mio avversario nel torneo (JJ Wolf-finale, ndr)”.
Una stagione da ricordare, frutto di tanta preparazione ed entusiasmo per Francesco: “Secondo me l’anno è stato diviso in due. Fino a maggio-giugno ho giocato prevalentemente Futures. Non appena ho cominciato a vincere delle partite, ho acquisito un po’ di consapevolezza. Il circuito ITF è difficile, però chiaramente hai più chance dall’inizio alla fine della partita. Poi, da quando sono piombato tra i 400, ho iniziato a giocare più Challenger e lì all’inizio ho avuto quale difficoltà. Tuttavia ho avuto anche la bravura e la fortuna di ingranare un po’ più sull’entusiasmo e questo mi ha aiutato a non pormi limiti, a non avere paura di fare il saltino. Nel tennis, quando c’è la fiducia, vai abbastanza dritto senza porti questioni o problemi”.
Dal circuito Challenger allo US Open la strada sembra tanta, eppure per Maestrelli quest’anno ha coinciso anche con l’esordio in un tabellone di qualificazione Slam: “Si è trattato della più grande tensione che abbia mai provato per questo sport. Ero completamente inchiodato, nella prima partita non riuscivo a lanciare la pallina. Mentre giocavo c’era sugli spalti Umberto Rianna: mi giro e dico “Se lancio così e diamo una racchetta a Umberto batte lui”, visto che andavo a colpire la pallina quasi in panchina – ha ricordato tra le risate – Ero talmente teso che alla fine giocavo e basta, non mi preoccupavo se bene o male. È stato un po’ un salire: la prima partita vinta per il rotto della cuffia, la seconda ad un livello notevolmente più alto e poi la terza che vorrei cancellare, pur essendo stata nel complesso positiva. Dopo quattro interruzioni per pioggia, sono rientrato sul 6-3 6-6, a un tie-break dallo US Open, torneo che io prima avevo sempre visto solo in tv quando mi alzavo la mattina per andare a scuola. 5-3 servizio 30 pari, ho fatto un doppio fallo e poi è andata com’è andata. C’è grosso rammarico ma alla fine non mi potevo rimproverare nulla, ho fatto tutto quello che potevo”.
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