Cade per la prima volta in stagione Jannik Sinner, mentre un Tommy Paul per lunghi tratti del match spaziale alla fine si arrende alla distanza. E così l’atto conclusivo del Masters 1000 di Indian Wells sarà una riedizione di quanto visto lo scorso anno, con Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev a contendersi il successo finale.
Dodici mesi fa non ci fu sostanzialmente partita, con il giovane talento iberico che fece un sol boccone del russo, totalmente incapace di trovare le contromisure al suo avversario. Stessa cosa accadde pochi mesi dopo sull’erba di Wimbledon, altro torneo che poi ‘Carlitos’ finì per aggiudicarsi. Il precedente più recente vinto dal russo risale invece a quanto lo davano un po’ tutti per spacciato in semifinale agli Us Open dello scorso anno. Era d’altronde il periodo della piena rivalità tra Alcaraz e Djokovic, che si erano affrontanti in finale a Wimbledon e poi a Cincinnati, regalando spettacolo in entrambe le occasioni. Un nuovo rematch a Flushing Meadows era nell’aria e atteso dagli appassionati, ma Medvedev si inventò una partita perfetta in particolar modo a livello tattico, imponendosi in quattro set, prima di essere poi sconfitto da Nole nel round successivo.
Forse anche po’ troppo sottotraccia quello che sta ottenendo il moscovita in questo periodo storico. Non sarà esteticamente perfetto, risponderà troppo lontano dalla riga di fondo, eppure lui c’è quasi sempre quando conta. Specialmente sul veloce all’aperto, dove ha un ruolino di marcia impressionante. Tra il giocatore più vincente della storia di questo sport e due fenomeni destinati a vincere parecchio, lui tende a inserirsi spesso e volentieri. E come fatto vedere lo scorso settembre a New York e pochi mesi dopo nella prima parte di finale a Melbourne contro Sinner, il russo è in grado di crescere e imparare, provando a cambiare anche lo spartito per contrastare un avversario che che possiede una cilindrata in più. Poi vada come deve andare.
Si tratta della decima finale in un 1000 per Medvedev, che finora ne ha vinte 6 perdendone solo 3. Per Alcaraz è invece già la sesta, anche in questo caso con un record alquanto invidiabile: cinque quattro vittorie nelle prime quattro finali giocate, poi quella persa lo scorso agosto per un soffio a Cincinnati contro Djokovic. Il russo ci arriva dopo aver perso per strada un paio di set: contro Korda nel suo secondo match e ieri contro Paul, vicinissimo a fare l’uspet. Percorso simile per lo spagnolo, che ha anche lui ceduto un set all’inizio del torneo contro Arnaldi e poi in semi contro Sinner. Ma soprattutto, il giocatore ammirato contro Zverev e poi nella seconda parte del match contro l’altoatesino sembra finalmente essere tornato l’Alcaraz che eravamo abituati a vedere fino alla scorsa estate. Sembrano già uno sbiadito ricordo le sconfitte in Australia e di poche settimane fa a Buenos Aires contro Jarry.