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Due anni dopo, ci risiamo. Novak Djokovic questa sera proverà a scrivere un altro pezzo di Storia del tennis nel tentativo di conquistare il suo 24° torneo Slam della carriera ed eguagliare il record all-time appartenente a Margaret Court. Lo stadio è l’Arthur Ashe del complesso di Flushing Meadows, nel Queen’s, New York, e dall’altra parte della rete c’è Daniil Medvedev. Uno scenario che suona vagamente familiare ai due protagonisti e ai tanti appassionati tennistici.
Djokovic è tornato nella ‘Big Apple’ quest’anno dopo essere stato costretto a saltare la scorsa edizione degli US Open a causa delle vicissitudini relative all’ingresso negli States per i non vaccinati. Prima di questo torneo, il suo ultimo ricordo relativo allo Slam newyorkese consisteva anche nella delusione più grande della sua carriera. Domenica 12 settembre 2021, Medvedev sconfigge in finale Novak Djokovic con il punteggio di 6-4 6-4 6-4, esulta come se fosse in un videogame e conquista il suo primo major. Il serbo, nei minuti antecedenti, quando la sconfitta stava per materializzarsi, invece versava lacrime in un asciugamano durante un cambio campo. E nel corso di più di un decennio di carriera avevamo visto ‘Nole’ lasciarsi andare a diversi tipi di emozione in campo, ma il pianto non era tra questi.
In quelle lacrime c’era tutta la pressione di un Grande Slam che si stava rapidamente allontanando al termine di una partita che il serbo giocò ben lontano dai suoi livelli. C’è chi diede la colpa alla sua partecipazione ai Giochi di Tokyo, che tra ‘bolle’ dovute alle pandemia e la sconfitta contro Carreno-Busta si rivelò essere un dispendio di energie nervose non indifferenti; chi invece parlò di poca brillantezza fisica dopo i cinque set di semifinale giocati contro Sascha Zverev. La realtà è che c’è un motivo se si possono contare sulle dita di una mano coloro in grado di riuscire nell’impresa a livello di singolare maschile o femminile. Chiedere a Serena Williams, arrivata anche lei a New York nel 2015 dopo una stagione dominata in lungo e in largo e un torneo altrettanto in discesa fino alla memorabile semifinale persa contro Roberta Vinci che lasciò ammutolito il pubblico di New York. Chi era presente sull’Arthur Ashe per quel Djokovic-Medvedev di due anni fa reagì in maniera molto simile. Punto dopo punto, game dopo game, set dopo set, non sembrava vero quello a cui si stava assistendo. ‘Prima o poi Novak la gira’, certamente pensavano in molti in presa diretta. E invece non fu così.
Da quel momento per Djokovic è iniziato un altro momento piuttosto complicato della sua carriera che l’ha visto fuori da un’edizione degli Australian Open, da una degli US Open e da diversi 1000 americani. Eppure, in questo 2023 lo ritroviamo di nuovo qui. Sempre favorito, sempre a un passo da un nuovo capitolo di questa Storia. Eppure, se c’è un avversario che può entrargli sottopelle sia a livello tecnico che mentale, questo è Daniil Medvedev.
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