Ciclismo

Ciclismo, Tirreno-Adriatico: Stephen Cummings vince la quarta tappa

Stephen Cummings - Foto Katie Chan CC BY-SA 4.0

Dopo la poderosa volata di Fernando Gaviria, la Tirreno-Adriatico 2016 ha affrontato oggi la sua tappa più lunga, 222 km da Montalto di Castro a Foligno, conquistata da Stephen Cummings che ha beffato il resto del gruppo con un’azione solitaria a tre chilometri dal traguardo.

Il tracciato della quarta tappa attraversa le province di Rieti, Viterbo e Perugia, e presenta tre asperità, di cui una, la salita di Montefalco, da ripetere due volte, l’ultima a 15 km dal traguardo. Quella odierna è anche la prima frazione in cui è possibile attendersi qualche azione da parte degli uomini di classifica, laddove la graduatoria, per ora, è sostanzialmente ancora quella della cronometro a squadre inaugurale, con il ceco Zdenek Stybar della Etixx-Quickstep in maglia blu, e Tejay Van Garderen, Thibaut Pinot e Vincenzo Nibali i big meglio piazzati.

La prima iniziativa di giornata è quella di Valerio Conti della Lampre Merida e Ricardo Vilela della Caja Rural, che lasciano il gruppo intorno al km 18, e al km 26 vengono raggiunti da Manuel Buongiorno della Bardiani CSF e Cesare Benedetti della Bora-Argon 18. Il quartetto prende il largo e arriva ad accumulare anche 6’55’’ di vantaggio sul gruppo, che insegue senza troppa convinzione, guidato dalla Etixx-Quickstep.

I fuggitivi affrontano la prima salita di giornata, il Valico della Somma, al km 130.7, con passaggio in testa di Cesare Benedetti, e superano anche i due traguardi intermedi di Giove e Terni, entrambi vinti da Valerio Conti. Il vento forte però non favorisce la loro azione, e il gruppo rimonta costantemente il vantaggio concesso nei primi 100 km di gara. Al km 157, quando la fuga approccia il primo passaggio alla salita di Montefalco, il divario col gruppo è più che dimezzato, e si assesta sui 3’. La salita misura 5,5 km, con pendenza media del 6,7%, e presenta un primo tratto agevole, reso solo parzialmente più difficile dall’asfalto dissestato, e un finale con due muri durissimi, che raggiungono il 18% di pendenza.

Quando anche il gruppo arriva ai piedi della salita, l’andatura è altissima, con l’Astana e la Bmc che affiancano la Etixx-Quickstep nel lavoro di traino del plotone, e il vantaggio dei battistrada cala vertiginosamente. Informato di ciò, Conti rompe gli indugi e prova ad allungare sui compagni di fuga, con Buongiorno che inizialmente è l’unico che riesce a tenerne la ruota. A 1,5 km dalla vetta Conti stacca Buongiorno e s’invola da solo verso il Gpm, che conquista con circa 40’’ sui più immediati inseguitori, e 2’06 sul gruppo, comunque in forte rimonta.

Dopo lo scollinamento, avvenuto al km 162, Conti prosegue nella sua azione solitaria, mentre i compagni di fuga si ricompattano alle sue spalle, e il gruppo tiene sotto controllo il divario, guidato dall’Astana. L’azione del giovane romano della Lampre appare però in gran parte temeraria, in particolare è sembrata azzardata la scelta di liberarsi dei compagni di fuga, e rimanere allo scoperto, in una giornata per di più ventosa, a oltre 50 km dall’arrivo. Il gruppo può allora perdere tempo nelle classiche schermaglie fra le squadre per chi prende il controllo della corsa, mentre il fuggitivo è tenuto sostanzialmente a bagnomaria, con circa 2’ di vantaggio, e i suoi ex compagni di fuga, ormai demotivati, vengono progressivamente riassorbiti.

Intorno al km 185, quando Conti è prossimo a giungere ai piedi della salita di Trevi, la Etixx-Quickstep rompe gli indugi in testa al gruppo, e con Tony Martin che guida il plotone pancia a terra, nel giro di pochi chilometri riduce il distacco da Conti a circa 30’’, costringendolo di fatto a rialzarsi. All’inizio dell’ascesa la Movistar di Alejandro Valverde rileva la Quickstep nel comando delle operazioni, e a 2 km dal Gpm, 31 dal traguardo, il gruppo è di nuovo compatto.

La formazione iberica mantiene la testa della corsa anche nella discesa di Trevi, mentre nel tratto di pianura, di circa 10 km, che da Trevi riporta il gruppo alle pendici di Montefalco, diverse squadre cercano di prendere la testa, in quel tipico battagliare che interessa il plotone quando è in prossimità della salita decisiva della giornata. Nel primo tratto di salita, il gruppo si fraziona in più parti a causa dell’azione della Trek-Segafredo, che mette in testa a tirare Fabian Cancellara, e anche quando iniziano le rampe più dure, il Diretto di Berna non accenna a spostarsi, con il gruppo che si sgrana sempre più alle sue spalle, e Nibali che controlla la corsa dalle posizioni di testa.

L’azione di Cancellara mira solo al controllo della corsa, e non è così devastante, tanto che alcuni dei velocisti che si adattano anche a condizioni di media pendenza, come la maglia blu Zdenek Stybar, Peter Sagan della Tinkoff e Hedwald Boasson-Hagen della Dimension Data, riescono a rimanere nel drappello di testa, ridotto a una trentina di unità dall’assolo del campione svizzero.

A 10 km dal traguardo, con tutte le difficoltà di giornata alle spalle, la volata sembra inevitabile, ma molti corridori non prettamente velocisti non si arrendono a questo destino, e provano l’azione solitaria, rendendo spettacolare il finale di gara. Fra di essi, è Salvatore Puccio del Team Sky a provarci con più convinzione, tanto da riuscire a prendere qualche centinaio di metri di vantaggio, seguito da Daniel Moreno della Movistar, Matteo Montaguti e Jan Bakelandts della AG2R La Mondiale, e Natnael Berhane e Steve Cummings della Dimension Data, che però, vista la presenza del loro capitano Hedvald Boasson-Hagen, fra i favoriti per la volata, nel gruppetto immediatamente seguente, sembrano svolgere esclusivamente la funzione di stopper.

A tre chilometri dal traguardo, tuttavia, proprio Cummings, a grande sorpresa, prova a staccare gli altri attaccanti, che presi in contropiede non riescono a reagire immediatamente, e perdono la sua ruota. Cummings è un passista infallibile, e per lui 3 km di azione solitaria in pianura non sono niente: senza mai voltarsi, il britannico della Dimension Data vola verso il traguardo, che taglia in solitaria dopo 6 ore 4’49’’ di fatica, con una media di 36,4 km/h.

La volata per il secondo posto è vinta da Salvatore Puccio, promotore della fuga decisiva, che sul traguardo non nasconde il rammarico per l’occasione sprecata, prendendo a pugni il manubrio della sua bici, mentre Peter Sagan regola la volata del gruppo, che vale la sesta piazza.

In classifica generale Zdenek Stybar riesce a mantenere la maglia di leader, che ora indossa con 9’’ di vantaggio su Damiano Caruso, Greg Va Avermaet e Tejay Van Garderen della Bmc. Invariati anche i distacchi degli altri big, tutti nel drappello di testa alla fine della tappa, con Thibaut Pinot che resta staccato di 18’’, Vincenzo Nibali di 24’’, Estaban Chavez di 34’’, e Alejandro Valverde di 38’’. Domani, quinta tappa della Tirreno-Adriatico, i corridori affronteranno le salite più dure del giro, e sarà finalmente l’occasione per vedere la bagarre tra i favoriti per la vittoria finale.

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