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Dai crampi contro Evans agli undici game di fila vinti contro Nishioka, passando per i problemi intestinali nel match con Dimitrov e la strepitosa vittoria ai danni di Alcaraz: nel percorso di Jannik Sinner nell’ATP 500 di Pechino 2023 c’è stato davvero di tutto. L’unica cosa che conta, però, è la finale raggiunta. L’azzurro si è infatti spinto fino all’atto conclusivo del torneo cinese, ma soprattutto si è garantito la certezza di salire al numero 4 delle classifiche (best ranking), eguagliando così Adriano Panatta come miglior italiano di sempre.
Un traguardo storico che Sinner non fa neanche in tempo a godersi poiché c’è una finale da disputare. La brutta notizia per Jannik è che dall’altra parte della rete ci sarà Daniil Medvedev, uno dei giocatori più in forma di tutto il circuito, ma soprattutto vera e propria bestia nera dell’altoatesino. I precedenti recitano infatti 6-0 in favore del russo, che quest’anno ha avuto la meglio sia a Rotterdam che a Miami, sempre in finale. A scendere in campo con i favori del pronostico sarà dunque Medvedev, ma se c’è un giocatore da non sottovalutare quello è proprio Sinner.
A dirlo sono i progressi che l’azzurro ha mostrato in questa stagione, iniziata da numero 17 e con ogni probabilità chiusa in top 5 con tanto di qualificazione alle Atp Finals. I momenti salienti? Senz’altro la semifinale a Wimbledon e il successo in Canada, seguiti tuttavia da due sconfitte amara in terra americana (contro Lajovic a Cincinnati e contro Zverev a Flushing Meadows), oltre a un piccolo problema fisico che gli aveva impedito di prendere parte alla Coppa Davis a Bologna. A Pechino invece Sinner è tornato a dare il meglio di sé ed ha raggiunto la terza finale in carriera in un 500. Un risultato per nulla scontato ma passato inevitabilmente in secondo piano per via del successo contro Alcaraz (il quarto in sette precedenti) e del nuovo best ranking. Sinner dovrà perciò essere bravo a viaggiare sulle ali dell’entusiasmo e a non lasciarsi distrarre se vorrà avere qualche chance contro Medvedev.
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Già nella finale di Rotterdam, Jannik aveva dimostrato di potersela giocare contro il russo, ma l’aveva fatto solo per un set, non riuscendo poi a mantenere quel livello di tennis e cedendo alla distanza. Da quel match sono passati circa otto mesi, ma se Sinner è migliorato, non si può dire che non l’abbia fatto anche Medvedev. Il tennista moscovita può vantare dei numeri spaventosi sul cemento, “rovinati” parzialmente solo dalla negativa parentesi Toronto-Cincinnati. Medvedev ha però rimarcato la sua pericolosità già agli US Open, battendo il favorito Alcaraz e impensierendo in finale Djokovic (seppur capitolando in tre set), e ha ben figurato anche a Pechino. Dopo le importanti vittorie ai danni di De Minaur, Paul e Humbert, in semifinale ha piegato Zverev per 6-4 6-3, sfoderando una prestazione stratosferica.
Servirà dunque un Sinner pressoché perfetto per mettere in difficoltà questa versione di Medvedev, che torneo dopo torneo dimostra di non avere intenzione di limitarsi ad assistere inerme al dualismo Alcaraz-Djokovic bensì di giocare il ruolo del terzo incomodo. E, almeno sulla carta, non c’è avversario migliore dell’azzurro per incassare un altro titolo importante e mettere in cascina altri punti. I due hanno infatti uno stile di gioco molto simile ma, dall’alto della sua maggiore esperienza, Medvevev riesce spesso ad emergere alla lunga, dimostrando maggiore solidità e cinismo. Non è detto però che il copione sia destinato a ripetersi, nonostante il bilancio di Sinner contro top 5 che non si chiamino Alcaraz sia di 2-17. Ormai Jannik deve iniziare anche a pensare da numero 4 al mondo e pensare di battere Medvedev non dev’essere utopia bensì un obiettivo tangibile. Appuntamento alle ore 13:30 sul Campo Diamond per un altro appuntamento con la storia.
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