La storia di oggi è quella di Gilbert Arenas, un ragazzo di origini cubane e nordafricane, nato nel 6 gennaio 1982 a Tampa. Dopo pochi mesi dalla nascita viene affidato al padre, che cercherà di crescerlo e di permettergli una vita normale. Uno dei grandi sforzi che il papà farà sarà anche quello di farlo innamorare di uno sport: il baseball. Ma il piccolo Gilbert non ne vuole sapere e il luogo dove riesce ad esprimersi al meglio è il campetto di basket. Arenas senior lo vede crescere giocando e capisce che il suo ragazzo ha un talento, finendo così per innamorarsi lui stesso della pallacanestro. Da quel momento fino alla scelta dell’università passerà poco tempo: la destinazione sarà Arizona. Dopo due sole stagioni ai Wildcats si dichiara eleggibile per il Draft NBA 2001. Aveva finalmente raggiunto il sogno che sin da bambino voleva realizzare, ma quella serata per quanto magica postesse essere si trasformò in una delusione: arriva la ventesima chiamata, ma il suo nome non viene fatto.
Gilbert non vuole crederci, ma alla trentunesima chiamata arrivano i Golden State Warriors. Qui nella prima stagione non trovò mai spazio, ma scelse il numero zero da indossare sulle sue spalle, per lanciare un messaggio a tutti quelli che avevano da ridire su di lui, che lo avevano etichettato come una nullità, uno “zero assoluto”. Dopo tanti sacrifici e doppie sedute di allenamento arriva l’opportunità per mettere tutti a tacere: il cambio di ruolo. Gli viene proposta l’occasione di giocare da playmaker e non getta la chance. La stagione del 2003 infatti lo vede protagonista e in campo per tutte le 82 partite, conquistanto alla fine il premio di “Giocatore più migliorato”. Al termine della stagione Arenas è “free agent” e Washington non se lo lascia sfuggire. Complice un infortunio ai muscoli addominali i suoi primi mesi con i Wizards non sono all’altezza delle aspettative. La seconda annata è quella della consacrazione: insieme a Larry Hughes formerà la coppia più prolifica della lega e trascinerà la propria squadra fino alle semifinali. Con il tempo diventa sempre più uomo squadra, conquistando la reputazione da “Clutch player” (giocatore che mette a segno punti quando contano) e proponendo alla società di dimezzarsi lo stipendio per poter ingaggiare altri giocatori in modo da potergli far vincere il titolo.
Nel 2006 sigla il suo Carreer High con 60 punti messi a segno contro i Lakers di Kobe Bryant, superando l’ex detentore dei Wizards Michael Jordan. La rivincità su tutte le critiche è stata finalmente presa. Dopo essersi tolto parecchie soddisfazioni nel finale del 2007 comincia il declino, complice anche un grave infortunio rimediato contro i Charlotte Bobcats. Dal 2008 al 2010 scende in campo solo 15 volte anche perchè nel 2009 rimane coinvolto in uno scandalo: è la vigilia di Natale e dopo il match Arenas e Crittenton litigano con toni pesanti arrivando a puntarsi le proprie armi, seppur scarice, contro. Il giorno del compleanno di Gilbert arriva la stangata che lo porta ad una squalifica a tempo indeterminato. Quell’episodio cambiò tutto e poco dopo la sua storia con Washington finì. Si trasferì ad Orlando nel 2011 e a Mepmphis nel 2012 dove addirittura cambiò numero. Al termine dello stesso anno deciderà di finire la carriera in Cina con gli Shangai Sharks dove riutilizzerà lo zero che lo ha sempre contraddistinto. Nonostante i tanti errori fatti e il non essere riuscito a portare il titolo in casa Washington, Gilbert Arenas è stato uno dei giocatori più amati dai ragazzi nati negli anni ’90. Grazie alla sua grande voglia di fare e di mettersi in gioco è stato uno stimolo per tanti giovani che non volevano più sentirsi dire di essere uno zero e che se veramente lo si vuole (come il suo sport Adidas 2007 dice) “nothing is impossible”.