È Kathrin Ress la donna del momento del basket femminile, suo il canestro allo scadere del 57-56 che sabato scorso è valso la vittoria per l’Italia nella partita contro il Montenegro e il primato nel girone di qualificazione per EuroBasket 2017 (leggi qui la cronaca). “Azzurre Dentro”, questo lo slogan che sta accompagnando le giocatrici di coach Capobianco nel cammino e che domani vedrà impegnate le ragazze a Tirana contro l’Albania, palla a due alle ore 18.
Non c’è inganno negli occhi della lunga della Pallacanestro Schio, ma solo tanta passione che si trasmette in parole accompagnate da una voce sincera e gentile. Più volte campionessa d’Italia e della Coppa Italia, un’Eurocup, un’esperienza collegiale a Boston, scelta nel 2007 al draft WNBA da Minnesota, colonna portante dal 2005 della nazionale femminile e mamma di Sebastian. Perno fondamentale di una squadra “senza gerarchie” in cui ogni compagna è al servizio dell’altra, donna che oltre al presente pensa al suo futuro una volta terminata la sua esperienza da atleta e che invita ogni bambino a fare sport. La giocatrice di Salorno si racconta in un’intervista esclusiva a Sportface.it.
Impossibile non partire dal canestro contro il Montenegro, cosa si pensa il secondo prima ed il secondo dopo un tiro così?
“Sono 150 miliardi i pensieri che vanno e vengono all’interno di quel secondo, pensavo che ‘Chicca’ (Laura Macchi, ndr) tirasse fuori una ‘Chicca’, quel tiro è uno dei suoi. Siamo la coppia di tiro in allenamento e spesso me lo dice: ‘Occhio, che prima o poi…’, ed alla fine è arrivato e sono contenta che sia entrato”.
In caso di ultimo tiro coach Capobianco avrà un pensiero in più?
“Il bello di questa squadra è che davvero non ci sono gerarchie. Ho la certezza che ognuna di noi avrebbe potuto prendere quel tiro, chiunque si fosse trovata in quell’angolo”.
Quali sono degli aspetti che maggiormente differenziano il basket maschile da quello femminile?
“Innanzitutto partirei dalla personalità: siamo donne e non è assolutamente difficile gestire uno spogliatoio composto da dodici giocatrici e sicuramente un allenatore, soprattutto quando di sesso maschile, deve fare un lavoro a livello ‘psicologico’ anche molto importante e non assolutamente difficile. E poi direi il livello fisico che chiaramente favorisce la spettacolarità del gioco maschile ma invito tutti ad osservare con attenzione una partita di pallacanestro femminile che seppur non può offrire la stessa impronta fisica potrà mostrare azioni che sono o che si avvicinano molto all’ ABC di questo sport”.
Cosa diresti a una bambina o ad un bambino che vuole iniziare basket?
“Direi innanzitutto che basta fare sport. Questa è la cosa più importante: ho scelto la pallacanestro dopo aver praticato anche la pallavolo e l’ho fatto per un motivo di “sangue”, di quello che solo il basket ti può dare senza contare poi che ogni squadra è una famiglia allargata, un gruppo di dodici sorelle”.
E quando si smette con il basket giocato, che si fa?
“Questo è un pensiero che molte giocatrici fanno. Io per esempio ho già un figlio ed inevitabilmente capita che il mio pensiero si possa rivolgere a quello che potrebbe succedere terminata la mia esperienza da giocatrice. Purtroppo non esiste tanto supporto nei confronti di noi atlete sotto questo punto di vista, molte ragazze hanno la forza di laurearsi ma rimane il fatto che quando a 33/34 anni ti presenti in un ufficio e sul curriculum oltre magari a un diploma o a una laurea si trova scritto solo ‘basket’, non è di certo di grande aiuto. Sarebbe bello poter avere la possibilità di studiare o mettere in pratica quello che si è appreso anche durante la propria vita da atlete, creando spazi durante le giornate o nei giorni di riposo, chiaramente sempre se si ha la voglia, non è un obbligo”.
Come vedi la Nazionale maschile al preolimpico?
“Io dire che innanzitutto possiamo caricare di qualche responsabilità i ‘maschietti’, sono lo specchio del nostro movimento ed inevitabilmente una loro vittoria farebbe solo che del gran bene al nostro basket, quindi speriamo che possano fare il meglio possibile. La presenza di Ettore Messina è molto importante, bravissima la federazione a portarlo di nuovo sulla panchina dell’Italia e la sua sola presenza trascinerà molta gente che magari si era allontanata a vedere l’Italia a Torino”.