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Si è concluso il primo Slam dell’anno: l’Australian Open. Ai nastri di partenza, il tabellone femminile era composto da 128 atlete guidate dalla favorita Iga Swiatek, numero uno al mondo e vincitrice dello scorso US Open. Ad alzare il trofeo, però, non è stata la polacca né Ons Jabeur, la testa di serie numero due, bensì Aryna Sabalenka, che ha finalmente raggiunto la sua prima finale Slam, vincendola contro Elena Rybakina. È stato uno Slam decisamente memorabile per le tenniste e per gli appassionati, ma vediamo ora nel dettaglio il percorso di alcune delle protagoniste del torneo.
Aryna Sabalenka: voto 10
Finalmente Aryna. Una vittoria che vale tanto, tantissimo, per la bielorussa, finora mai in grado di andare oltre la semifinale in uno Slam. Probabilmente il cammino della campionessa è stato meno complicato rispetto a quello della finalista rivale, ma in uno Slam ogni avversaria può dire la propria e Sabalenka è stata brava a farsi largo nel suo lato di tabellone. La tennista di Minsk solleva il trofeo avendo perso un solo set, in finale, e soprattutto avendo ritrovato la propria serenità in campo. L’anno scorso le difficoltà sono state innumerevoli, soprattutto nella prima parte di stagione in cui Sabalenka aveva completamente perso il servizio, e spesso serviva la seconda da sotto. Aryna ha lavorato duro, mettendosi in discussione e ripartendo dai fondamentali dello sport che ama. Ora, finalmente, raccoglie i risultati dei propri sforzi e si gode il trofeo più importante della carriera, oltre alla posizione numero 2 nel ranking mondiale.
Elena Rybakina: voto 9
Seconda finale Slam in carriera per la kazaka, che a 23 anni può già vantare un successo a Wimbledon pur avendo vinto all’All England’s Club nell’edizione in cui non sono stati assegnati punti. Alla luce di questo, il valore della tennista è ben diverso da quello che la classifica con cui è arrivata in Australia raccontava. I risultati, infatti, sono stati ben superiori alle aspettative, e la kazaka si è resa protagonista di una cavalcata che l’ha vista superare avversarie come Danielle Collins, Jelena Ostapenko, Victoria Azarenka e, soprattutto, Iga Swiatek agli ottavi. Probabilmente avrebbe meritato qualcosa di più in finale, ma nei momenti più importanti è stata tradita dalla sua arma in più: quel servizio che merita decisamente l’appellativo letale e che ha dimostrato di poter essere decisivo non solo sull’erba. Ora Rybakina ha finalmente fatto irruzione in top-10, e non ne uscirà tanto facilmente.
Iga Swiatek: voto 4
Iga si è presentata in Australia da favorita assoluta. L’anno scorso era testa di serie numero 7 e si è arresa a Collins in semifinale. Quest’anno ha guidato il seeding, e nessuno avrebbe mai pensato che il torneo per lei sarebbe finito agli ottavi contro Elena Rybakina. Swiatek ha superato agevolmente i primi tre turni, senza perdere neppure un set contro avversarie ben sotto la soglia della top-50, ma alla prima difficoltà si è dimostrata insicura e in difficoltà come raramente ha dimostrato di essere. Nella memoria rimane la sconfitta in United Cup contro Jessica Pegula, dopo la quale Swiatek è esplosa in un pianto a dirotto in panchina. Lei stessa ha dichiarato di non riconoscere i propri atteggiamenti in campo, in questo periodo, e di sicuro un momento di pausa le consentirà di rimettere in ordine i pensieri, restando comunque saldamente al comando della classifica WTA.
Ons Jabeur: voto 3
Inizio dell’anno disastroso per colei che, a racchette ferme, era la numero 2 del ranking mondiale. Jabeur ha disputato uno US Open di livello, arrendendosi solo in finale contro Swiatek. Allo stesso modo, nel 2022 aveva perso solo in finale a Wimbledon contro Rybakina. Evidentemente il clima australiano non è nelle corde della tunisina, che l’anno scorso non prese parte allo Slam a causa di un infortunio rimediato a Sydney. Nel primo match di quest’anno, contro Zidansek, Jabeur aveva lamentato dei fastidi, ma nel secondo è stata sconfitta più dalla tensione che dall’avversaria Vondrousova, che comunque ha meritato di portare a casa l’incontro. Una sconfitta che la tunisina non può e non deve guardare con positività, ma certamente più frutto di una passata stagione logorante che un campanello di allarme per il 2023.
Jessica Pegula: voto 5
La numero uno americana era la candidata principale a togliere le castagne dal fuoco di Iga Swiatek nella parte alta del tabellone, e invece si è ritrovata a non superare i quarti di finale, nonostante la polacca avesse già salutato il torneo nel turno precedente. La sconfitta contro Azarenka è stata certamente un’occasione sprecata per una Pegula irriconoscibile in campo e non in grado di dimostrare il proprio valore. L’anno scorso la statunitense si era arresa a Ashleigh Barty ai quarti di finale, ma quest’anno avrebbe potuto fare certamente di più. Un vero peccato, soprattutto dopo la grande condizione che ha dimostrato di avere nella United Cup vinta con la propria nazionale. Le occasioni non mancheranno, in futuro, ma questa prova opaca potrebbe presto diventare un grande rimpianto.
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Magda Linette: Voto 8
Non era testa di serie, ed è arrivata in semifinale. Una giocatrice dinamica e mai schematica, in grado di mettere in difficoltà tutte le avversarie che ha incontrato. La polacca ha battuto avversarie di livello molto più alto, sulla carta, del proprio: Kontaveit, Pliskova e, soprattutto, Garcia. Il debutto in top-30 è più che meritato, visto il percorso che si è interrotto solo in semifinale per mano di una Sabalenka lanciata verso l’impresa. Una bella soddisfazione per la trentenne, che non era mai andata oltre il terzo turno in uno Slam, e ora ha tanta voglia di continuare ad arrivare in fondo a questo tipo di tornei.
Martina Trevisan: voto 4
Testa di serie numero 21, la numero uno italiana non ha sfruttato l’occasione, uscendo al primo turno contro la qualificata Schmiedlova. Le fatiche della United Cup si sono fatte sentire sulle spalle della toscana, che ha faticato moltissimo a trovare il campo e a rimanere in partita. Un vero peccato, soprattutto dopo la meravigliosa vittoria di inizio stagione contro Maria Sakkari, che faceva presagire un Australian Open molto diverso per Trevisan. La strada verso l’alto è ancora lunga, ma quando è in giornata l’azzurra può battere chiunque, soprattutto su superfici più congegnali al suo gioco come la terra rossa.
Victoria Azarenka: voto 8
Chi si sarebbe aspettato di ritrovarla ancora una volta lì, in semifinale all’Australian Open? Eppure, a 33 anni, a dieci anni di distanza dall’ultimo successo ‘down under’, Vika ha dimostrato di non aver ancora esaurito la propria energia. Ha giocato un tennis compatto, non più in spinta come ai tempi d’oro ma elegante e capace di spegnere le resistenze di atlete molto più quotate e rapide di lei come Madison Keys e Jessica Pegula. Una semifinale che sa di rinascita e un ritorno in top-20 che forse neanche lei avrebbe pronosticato dopo l’anno scorso. La sconfitta contro Rybakina era prevedibile, ma la bielorussa non si è mai tirata indietro e ha perso combattendo. Da lodare anche l’atteggiamento fuori dal campo, dove non ha ceduto alle provocazioni di natura politica dei giornalisti.
Linda Fruhvirtova: voto 7
17 anni, la ragazza prodigio della Repubblica Ceca ha messo in chiaro le cose: per il futuro è il suo il nome da tenere d’occhio. Ha superato avversarie con una classifica molto migliore della sua, fino ad arrivare agli ottavi battendo Vondrousova, prima di arrendersi a Donna Vekic dopo aver vinto, però, un set. Giovane e dinamica, in grado di giocare con efficacia in attacco e in difesa, si aggiunge a Belinda Bencic, Amanda Anisimova e Coco Gauff, uniche che finora avevano raggiunto un ottavo Slam prima dei 18 anni. Ora il numero vicino al nome nel ranking dice 51 e, in un tennis femminile che fatica a trovare padrone, la possibilità di fare bene aumenta, ma guai a metterle troppa pressione. Siamo solo all’inizio.
Lucrezia Stefanini: voto 7
Esordio in un tabellone Slam per la toscana, che ha superato le qualificazioni e si è regalata la prima partita all’Australian Open contro Tatjana Maria. Nessuno avrebbe immaginato, però, che Stefanini potesse imporsi sulla tedesca e accedere al secondo turno. Un successo sofferto in tre set, in rimonta, che rappresenta certamente la vittoria più importante nella carriera. Al secondo turno la russa Gracheva ha posto fine al sogno di Lucrezia, che si è però regalata un salto in classifica di una trentina di posizioni, arrivando al n.115. Ora, per la ventiquattrenne, ci sarà modo di confermare le attese che queste prestazioni hanno creato, e l’augurio è che possa arrivare nel prossimo tabellone Slam senza passare dalle qualificazioni.
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