“Sono disponibile a tornare subito in nazionale, mi emoziona e mi dà la carica giusta per rientrare come si deve”. Lo ha detto Gianmarco Tamberi in vista delle gare di Chorzow in Polonia per gli Europei a squadre di atletica (23-25 giugno). “Abbiamo lavorato molto per star bene – racconta il campione olimpico nell’alto -. Il nostro primo obiettivo in vista dei Mondiali e delle Olimpiadi del prossimo anno è sistemare i tanti problemi fisici e devo ringraziare il mio team. Nei test fatti abbiamo capito che dovevamo aspettare a gareggiare per evitare di avere problemi, era importante iniziare senza avere problemi. Abbiamo un piano gare: ora in Coppa Europa, poi tornare in gara il 2 luglio a Stoccolma e il 16 luglio a Silesia in Diamond League e poi un altro paio di gare. Vediamo se andare a Londra in Diamond League. I principali avversari? Devo restare molto concentrato su di me in queste prime gare – sottolinea il campione azzurro – i più temibili sono Mutaz Barshim, Harrison world leader e il coreano (Woo Sang-hyeok, ndr) cha in questi ultimi anni hanno fatto degli exploit. Poi ce ne sono tanti altri, ma questi sono gli uomini che hanno un marcia in più. Io però sono molto concentrato su di me e so che se sto bene posso competere con chiunque”.
E ancora: “Per quanto riguarda la preparazione non abbiamo bisogno di grandi stravolgimenti, abbiamo cercato di capire l’evoluzione dei miei salti negli anni facendo una video analisi dei miei salti in passato. In realtà il cambio tecnico è stato voluto più per una necessità di confronto che per un cambio di preparazione”. L’olimpionico si sofferma anche su un tema delicato che intreccia famiglia e carriera: “Non ho mai nascosto il rapporto difficile con mio padre ed evidenziato i problemi – spiega – avevo bisogno di essere ascoltato di più soprattutto nei momenti difficili. Ci sono state delle incomprensioni nel non riuscire a capire quando avevo dei problemi. C’era forse un problema di comunicazione da parte di entrambi, non do certo la colpa a lui. Scegliere di gareggiare da solo sarebbe stato un azzardo come fanno altri, ma avevo bisogno di una persona che percepisse i miei problemi e con Giulio e Michele sta avvenendo. Probabilmente io e mio padre lavoravamo individualmente, per lo stesso obiettivo ma ognuno per conto suo, e questo non avrebbe portato risultati”.
Sull’amico Marcell Jacobs, reduce da un momento complicato di carriera: “So che non ha passato un bel periodo ed è stato attaccato sui social, qualsiasi cosa non è proprio in linea con il percorso ideale, può essere soggetto a critiche, non è facile per lui gli sono vicino e gli ho scritto”. Poi aggiunge: “Deve continuare – aggiunge Tamberi – purtroppo ha avuto degli infortuni e questo capita. Le frecciatine arrivate dai suoi avversari non aiutano, ma questo ci fa venire voglia di gareggiare ancora di più. Sono convinto che se trova l’equilibrio giusto può tornare“.