“Ho corso perché a me semplicemente piaceva correre, non potevo fare altro”. Nella Sala Giunta del Coni in Roma è stato presentato il libro di Francesco Panetta “Io corro da solo”. Un’autobiografia del siepista e mezzofondista azzurro scritta a trent’anni di distanza dalla medaglia d’oro conquistata ai Mondiali di Roma nei 3000 siepi. “La vittoria ai Mondiali è stato il risultato finale ma non è quello che mi ha fatto diventare quello che sono, quando ho smesso è perché era finito l’amore, la mia passione – racconta Panetta – Ho avuto bisogno di molte persone vicine, corro da solo significa che quello che mi ha spinto a correre non è stata la voglia di avere un risultato a tutti i costi. Correre per me è sempre stata una cosa di naturale. Ho cominciato guardando Franco Fava, è stato uno dei miei miti. Non sono stati i risultati che ho ottenuti a farmi continuare a correre”.
“Testimonial eccellente, persona simpatica e positiva”. Con queste parole il presidente del Coni Giovanni Malagò parla del fondista calabrese ricordando l’impresa di Roma 1987: “Trent’anni fa un Mondiale che è rimasto alla storia per tanti motivi – prosegue il numero uno dello sport italiano – non ha vinto solo una medaglia d’oro che ancora è record italiano e che è entrato nella pietra non solo dell’atletica ma dello sport in generale. Vincere un Mondiale in casa in una competizione olimpica nell’atletica leggera non credo di fare in tempo a rivederlo. Grazie per quello che hai fatto prima e dopo”.
A presenziare alla presentazione anche il numero uno della Federazione italiana atletica leggera Alfio Giomi: “La nostra presenza è un doveroso omaggio a Francesco Panetta. Rappresenta una delle immagini più belle dell’atletica italiana. Per quello che ha vinto e per il suo atteggiamento mentale è un modello da seguire: ha saputo mostrare in campo con determinazione e capacità di fare sempre quel qualcosa in più”. Un ricordo anche del presidente onorario della Fidal Gianni Gola: “Ha ottenuto un risultato storico, per la gara e il modo in cui la interpretò. Questi esempi devono farci capire che l’atletica deve riprendersi il ruolo che aveva una volta”.