Atletica

Atletica, il dramma dell’ex maratoneta Vincenza Sicari: “Sto morendo, ditemi perché”

Il video messaggio dell'ex maratoneta Vincenza Sicari gravemente malata - Foto Fidal

“Ogni giorno che passa sto peggio, devo ringraziare tutti i miei amici e i familiari perché se sono ancora vivo è solo grazie a loro. Qualcuno mi dica di cosa sto morendo”. Questo l’appello di Vincenza Sicari, ex maratoneta azzurra e atleta olimpica a Pechino 2008, oggi relegata su un letto di ospedale, dopo oltre due anni di esami, l’asportazione di un timoma e l’attesa di una diagnosi ancora assente per una malattia che l’ha resa paraplegica. Da fine novembre Vincenza è ricoverata al Sant’Andrea di Roma, dove però non ha ottenuto risposta alcuna finché non si è rivolta agli avvocati Giorgia La Leggia e Luana Sciamanna per capire cosa sta succedendo. “All’ospedale Sant’Andrea ho subito di tutto, i limiti sono stati superati – ha spiegato la Sicari in un video messaggio trasmesso durante la conferenza stampa convocata questa mattina presso la sede della Federazione italiana atletica leggera, a Roma – Non voglio accusare nessuno, ma sono sicura e certa che qualcosa sia stato letto male o i medici siano stati superficiali. A questo punto chiedo l’intervento del presidente Zingaretti e del ministro Lorenzin: mi diano la possibilità di ripetere tutti gli esami”.

Lo chiede l’ex atleta alle istituzioni, lo hanno chiesto i suoi legali in sede giudiziale: “Vorremmo trasferire Vincenza al Policlinico di Tor Vergata per effettuare tutti gli accertamenti possibili e avere una diagnosi della patologia che la rende immobile su un letto di ospedale. Qualcuno finora non è stato in grado o non ha voluto darla, noi chiediamo di mettere un punto a questo calvario”. Nel pomeriggio i due legali della Sicari saranno ricevute dalla segreteria della presidenza della regione Lazio. “Abbiamo seguito sul piano affettivo la vicenda di Vincenza sin dall’inizio – ha dichiarato il presidente della Fidal Alfio Giomi che ha ospitato la conferenza di questa mattina – Apprezziamo l’atteggiamento professionale con cui il collegio difensivo approccia il problema. Qui non si incolpa nessuno, ma ci aspettiamo una diagnosi che possa mettere la parola fine alla vicenda, speriamo nel migliore dei modi”.

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