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Non si placano le polemiche per l’esclusione dell’atletica russa dai Giochi di Rio con l’accusa di “doping sistematico”. Vitaly Mutko, ministro dello Sport, alza quindi il tiro contro la federazione internazionale di atletica. Dopo il sostegno incassato dalla Iaaf da parte del Cio sulla necessità di mantenere il ‘pugno di ferro’ nei confronti degli atleti russi, aveva già avvertito che “continueremo a combattere in ogni caso. La nostra posizione è chiara: la responsabilità deve essere individuale, non collettiva“. Oggi, però, Mutko alza ancor di più la voce: “In termini pratici, addossando l’intera responsabilità su alla federazione russa, la Iaaf ha oltrepassato il proprio ruolo. Dovrebbe essere smantellata”.
Nel frattempo, l’affaire del doping di stato in Russia, inizia a scatenare l’inevitabile pioggia di ricorsi. La punizione decisa dalla federatletica mondiale ha suscitato molte proteste in Russia non solo da parte delle autorità ma anche e soprattutto da parte degli atleti mai coinvolti in casi di doping e considerati “puliti”. Oggi hanno annunciato di essersi, rivolti al Tas (tribunale arbitrale dello sport) che ha sede a Losanna, i marciatori Denis Nizhegorodov e Svetlana Vasilyeva, contro la decisione della Iaaf, e per difendere il loro diritto di andare ai Giochi, sentendosi “ingiustamente puniti”. L’argento olimpico del 2004 Nizhegorodov ha detto che “competere all’Olimpiade è il nostro obbiettivo principale ed è un grande onore. Vogliamo ottenere questo diritto“. Fra i settori più coinvolti nel caso doping c’è proprio quello della marcia. La Russia ha ritirato volontariamente la sua squadra di marcia dai campionati del mondo l’anno scorso proprio per problemi di doping.