Arriva in quel di Singapore con oltre tremila punti di vantaggio sulla seconda giocatrice della “Race”, la classifica che tiene conto solamente dei risultati ottenuti nella stagione in corso: è l’indiscussa protagonista di questo 2016, si tratta di Angelique Kerber, da poco più di un mese la nuova numero 1 del ranking Wta, la principale candidata allo scettro di regina tra le otto “maestre” che prenderanno parte a questa edizione delle Finals.
È stato l’anno della definitiva ascesa all’”Olimpo” del tennis femminile per la ventottenne nativa di Brema: la prima tedesca ad aggiudicarsi un titolo dello Slam a distanza di ben diciassette anni dall’ultima volta, e cioè da quando Steffi Graf, non a caso l’idolo della sua carriera, trionfò al Roland Garros per la sesta volta in assoluto, superando in rimonta in finale l’allora diciottenne Martina Hingis. Quello dello Slam parigino è, peraltro, l’unico atto conclusivo di un Major che “Angie” non è riuscita a raggiungere in questa stagione: dopo l’inaspettato trionfo di Melbourne a gennaio, torneo in cui non si era mai spinta oltre il quarto turno, conquistato in due occasioni (2013 e 2014), è infatti arrivata una brusca flessione di risultati, una serie negativa interrotta dal successo casalingo di Stoccarda, dove battè in finale una sorprendente Laura Siegemund, e dalle due semifinali di Miami e Charleston.
Stagione sul rosso europeo? La peggiore di sempre: la teutonica rimedia clamorosamente tre eliminazioni consecutive all’esordio a Madrid (Barbora Strycova), a Roma (Eugenie Bouchard) e, ultima in ordine cronologico ma prima per importanza, all’Open di Francia, sconfitta in tre set dalla futura semifinalista Kiki Bertens. Il successo in finale su Serena Williams agli Australian Open sembra, durante queste settimane, lontano anni luce: è il momento più difficile dell’anno, Angelique ha perso del tutto quella serenità che l’ha portata ad ottenere, solo quattro mesi prima, il primo acuto in uno Slam e la seconda piazza delle classifiche mondiali.
Prova a ritrovare se stessa sull’erba, conquistando un buon quarto di finale a Birmingham, dove si arrende all’iberica Carla Suarez Navarro. Il vero e proprio capolavoro lo compie però qualche giorno più tardi in quel di Church Road: altre due settimane perfette, senza cedere un solo parziale in sei incontri e dopo avere battuto giocatrici del calibro di Simona Halep e Venus Williams, la conducono alla prima finale in carriera nello Slam più prestigioso, Wimbledon, quello che il suo idolo ha messo in bacheca per ben sette volte tra il 1988 e il 1996. Dall’altra parte della rete ancora una volta Serena Williams, che però non perdona e suggella il suo settimo acuto sull’erba più celebre: è forse la sconfitta più dolce di sempre per la tedesca, che acquisisce una consapevolezza sempre più forte dei propri mezzi e, soprattutto, si rende conto per la prima volta di avere qualcosa che la avvicini più alle grandi campionesse di questo sport che ad una comune Top Ten.
Dopo la semifinale di Montreal (sconfitta da Simona Halep), manca l’appuntamento con la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Rio, battuta nell’atto conclusivo da un’indemoniata Monica Puig; conquista un’altra finale nell’ultimo evento di preparazione agli Us Open, a Cincinnati, dove riesce a strappare solamente cinque giochi a una straordinaria Karolina Pliskova.
La Kerber, forte delle ottime prestazioni estive sul cemento americano, si presenta a Flushing Meadows sotto i migliori auspici: sa di poter essere protagonista nel Major che, in passato, l’ha vista raccogliere solamente una semifinale, nel 2011. È un susseguirsi di grandi prestazioni che, com’era avvenuto a Londra un paio di mesi prima, la portano a raggiungere, ancora una volta senza lasciare per strada nemmeno un set, l’atto conclusivo del torneo. L’esito è, fortunatamente per lei, differente: stavolta la ceca Karolina Pliskova deve infatti inchinarsi allo strapotere fisico e tecnico della teutonica, che conquista al terzo parziale il suo decimo titolo in carriera, il terzo di una straordinaria annata. Grazie alla contemporanea sconfitta di Serena Williams, in semifinale, sale inoltre per la prima volta al primo posto del ranking Wta, diventando la seconda giocatrice tedesca (dopo la già menzionata Steffi Graf), a riuscire in questa formidabile impresa.
Il resto è cronaca delle ultime settimane e di una non troppo esaltante tournèe asiatica: Angelique, forse appagata dai grandi trionfi, non è andata oltre gli ottavi di finale sia a Wuhan, superata dopo un’epica battaglia dalla futura vincitrice Petra Kvitova, che a Pechino, battuta in due set da Elina Svitolina. Poco meglio ha fatto la scorsa settimana a Hong Kong, dove ha perso nettamente ai quarti dall’australiana Daria Gavrilova.
Gli eccellenti risultati ottenuti nell’arco della stagione la candidano di diritto a principale favorita di questa quarantasettesima edizione dei Wta Tour Championships, per il terzo anno consecutivo organizzati a Singapore: la mancina di Brema è riuscita sempre ad innalzare in maniera notevole il proprio livello di gioco durante gli appuntamenti più importanti, mostrando doti difensive e di resistenza non indifferenti, che non aveva mai esibito in precedenza. Determinante, in tutto ciò, è stata la guida del trentanovenne Torben Beltz, suo coach già nel 2003 e tra il 2011 e il 2013, ma richiamato nella prima parte della scorsa stagione per segnare la svolta decisiva nella carriera di Angelique Kerber: oltre agli evidenti miglioramenti tattici, la tennista teutonica è, rispetto agli anni passati, una giocatrice più matura e solida dal punto di vista mentale. È questa la chiave principale dei suoi successi.