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Non sarà la prima volta che incrociano la racchetta sul Centre Court dell’All England Lawn Tennis & Croquet Club di Londra in quest’edizione di Wimbledon. Jannik Sinner e Novak Djokovic, avversari nella prima semifinale a partire dalle ore 14.30 italiane, si sono allenati insieme nello storico impianto di Church Road proprio pochi giorni prima dello scoccare del torneo. Era il 29 giugno. Una maniera come un’altra per rievocare quel folle quarto di finale andato in scena nella passata edizione. In quell’occasione l’azzurro andò avanti di due set. Poi il calo fisico con conseguente rimonta del veterano serbo, imbattuto da dieci anni sul campo che lo ha visto sollevare al cielo il trofeo per sette volte in carriera (una in meno dello svizzero Roger Federer).
Questa volta per Sinner c’è in palio l’accesso in finale (la prima a livello Slam). Un traguardo, questo, che a Wimbledon soltanto Matteo Berrettini (2021) ha raggiunto nella storia del tennis italiano. Il test è forse uno dei più complicati che lo sport moderno possa sottoporre ad un ragazzo prossimo ai ventidue anni. Djokovic, oltre allo spaventoso record sopracitato, è il campione in carica degli Australian Open e del Roland Garros. Accedere all’ultimo atto dei Championships gli consentirebbe di mantenere accesa la speranza nel Grande Slam. Il suo ottenimento lo consacrerebbe in maniera inequivocabile come il più grande tennista di tutti i tempi. Al pari di Sinner ha perso in totale due set fino a questa fase del torneo.
La sensazione galoppante, però, è che entrambi non abbiano avuto bisogno del loro tennis migliore per venire a capo di avversari alla lunga troppo inferiori sotto tutti i punti di vista. Il fatto che l’altoatesino non si sia ancora imbattuto in un top cinquanta ha anche attirato qualche critica sul suo cammino. A volte, tuttavia, è molto più difficile scendere in campo quando hai tutto da perdere e molto poco da guadagnare. Lo è a maggior ragione in uno sport dove puoi contare unicamente su te stesso. È indubbio, però, che Sinner il suo picco di gioco dovrà in qualche modo trovarlo se vuole regalarsi delle chances contro Djokovic. Quest’ultimo, infatti, si può stare certi che non tradirà le attese, formidabile come sempre nell’alzare il livello in concomitanza delle fasi calde di un grande appuntamento.
L’azzurro dovrà cercare di sentire bene la palla sin dai primi scambi. Come tuonato dal serbo in conferenza stampa, infatti, non ci sarà spazio per regali o cali di tensione nelle fasi iniziali dell’incontro. Per il resto lo spartito, almeno in linea teorica, è piuttosto semplice da seguire per Sinner. Imprescindibile sarà il servizio. Oltre a procurargli punti diretti con la prima, dovrà variare il più possibile in caso di seconda palla, in maniera tale da provare a non consentire alla migliore risposta del circuito di prendere subito in mano le redini del punto. L’altoatesino, inoltre, avrà bisogno di tutta la potenza dei colpi per cercare di scardinare il muro di gomma incarnato da Nole.
Al martellamento bruto, però, dovrà abbinare le variazioni. Queste saranno indispensabili per non dare punti di riferimento e per chiudere gli scambi quando diventeranno inevitabilmente lunghi e logoranti. L’ultima cosa da fare, inoltre, è pensare ai primati del proprio avversario, un labirinto mentale che nella recente finale di Parigi ha giocato un pessimo scherzo persino ad un altro campione del calibro dello spagnolo Carlos Alcaraz. Come ha già saputo fare in passato, serviranno tutta la sua compostezza e glacialità tipiche altoatesine, in contrasto con le fiamme che sprigiona la pallina quando incoccia il piatto corde della sua racchetta. Servirà un’impresa, forse un miracolo. Eppure Sinner, complice l’ultimo indicativo scontro diretto, si deve presentare nel tempio di Nole con l’obbligo di crederci.
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