Quando una 20enne Venus Williams festeggiava il primo titolo a Wimbledon, Daria Kasatkina gattonava sui campi da tennis in attesa di potervi muovere i primi passi. Era il 2000, e la russa aveva solo tre anni. Sedici anni e sei Slam dopo, Venus balza ancora sui campi dell’All England Club, mentre Daria, ormai cresciuta, entra per la prima volta in carriera nel tabellone dei Championships. Le due si affrontano sul campo numero 1, in un terzo turno intergenerazionale.
L’incontro è spezzettato da continue pause causate dalle lacrime del cielo, inarrestabili da quando Wimbledon è stato trasformato in Slam extra-comunitario dal referendum del secolo. Trascorreranno 4 ore e 35 minuti dal primo all’ultimo 15. E pensare che Venus ha ammesso di non partecipare ai tornei di preparazione perché detesta le attese per la pioggia, frequentissime anche negli appuntamenti precedenti lo Slam londinese. Ma l’epos ci ha insegnato che gli dei non tollerano i capricci umani. Quando la Williams ha un match point sul 7-6 30-40, Giove pluvio punisce la sua dichiarata insofferenza, riversando un acquazzone vendicativo sui campi dei Championships.
Fino a quel momento, il confronto era stato esaltante. La sfrontatezza della giovane russa a rinfocolare l’amore per la competizione della 36enne americana. Venus parte decisa a vendicare la sconfitta di Auckland di sei mesi fa, e in un amen si trova a condurre 5-1 nel primo set, imponendo la sua supremazia fisica sulla minuta avversaria. Ecco allora il primo intervento divino. La pioggia costringe a una sospensione, e al rientro in campo la Williams viene riagganciata sul 5 pari dalla russa, che ha abbandonato negli spogliatoi il timore reverenziale, barattandolo con una abbondante dose di spregiudicatezza. L’ex numero 1 del mondo fa valere però l’infinito bagaglio di esperienza, e riesce a conquistare il set per 7-5. Quando nel secondo sale 3-1 40-30, il match sembra agli sgoccioli. Daria non ci sta, guadagna la palla del contro-break e con una smorzata dolgopoloviana strappa il servizio alla sua avversaria. Ottiene un altro break nel settimo gioco, per poi chiudere il set sul 6-4 grazie a un ultimo dritto vincente, accompagnato da un impavido urlo da battaglia. Il terzo parziale vive di insolita continuità reciproca al servizio, prima di un break e immediato contro-break nel settimo e ottavo gioco. Venus ha il vantaggio di servire per prima, cosicché dal decimo game ogni palla break equivale a un match point. Il primo arriva proprio sul 5-4, ma la russa con coraggio gioca un dritto vincente in uscita dal servizio.
Il secondo giunge in occasione del già citato 7-6 30-40, con l’improvviso nubifragio. Venus, incredula, non può far altro che caricarsi il borsone sulle spalle e attendere che dall’alto manifestino clemenza. Ma ancora una volta a beneficiare della pausa è la sua avversaria. La Kasatkina annulla il match point e si porta sul 7-7. Tre game dopo, però, ecco piombare altre due palle match consecutive da affrontare. Daria scruta il cielo, ma stavolta la pioggia non accorre in suo aiuto. Il dritto si stampa sul nastro, e dopo infinite peripezie si conclude l’incontro più rocambolesco di giornata. La giovane russa ha il futuro nelle sue mani. Venus può invece mostrare un’esultanza liberatoria verso il suo angolo. Anche gli dei, alla fine, l’hanno perdonata.