Ci sarà ancora un pezzo d’Italia nel secondo lunedì di Wimbledon 2019. Un’Italia rappresentata dalla freschezza dei 23 anni di Matteo Berrettini, dalla sua grinta e dal suo cuore immenso. Questi gli ingredienti per superare il “piccolo” Schwartzman in un terzo turno infinito, lottatissimo e in cui si è ritrovato per tre volte a un solo punto dalla sconfitta. Berrettini, il giocatore più vincente su erba in questo scorcio di stagione, ha tirato però fuori il meglio del repertorio: un dritto sulla riga, un servizio vincente e una volèe quasi in tuffo per rimanere aggrappato al cornicione e scavallarlo con l’autorità di un veterano. Segnali di un potenziale campione, di un ragazzo capace di trascinare con sé l’intero campo 18 e spuntarla al quinto set probabilmente con meno energie rispetto all’indemoniato argentino ma sicuramente con più carattere.
Sono 22 gli ace scagliati dal romano nell’arco delle quattro ore e diciannove minuti di gioco, un’arma fondamentale per uscire dal bunker nel quinto set ed evitare di concedere un pericolosissimo controbreak. Ciò che più ha impressionato di Matteo è stata la maturità e la freddezza nell’affrontare i punti più importanti contro un tennista che ha nella concentrazione e dell’attaccamento alla partita due dei maggiori pregi. Un’ennesima prova di maturità, per di più alla seconda partita terminata al quinto della sua carriera, ma non l’ultima in un percorso di crescita costante ed esaltante.
Nel frattempo Matteo entra nella ristretta cerchia di azzurri alla seconda settimana di Wimbledon – prima di lui ci erano riusciti solamente Panatta, Sanguinetti, Pozzi e per ultimo Seppi nel 2013 – e si gode due giorni di riposo per preparare al meglio la più grande sfida dell’Era Open: affrontare Roger Federer, probabilmente sul Centre Court dei Championships. Un “regalo” per Berrettini che desiderava ardentemente un palcoscenico del genere sin dalla compilazione dei tabelloni. Servirà a poco stropicciarsi gli occhi e tirare pizzicotti: il sogno è ormai realtà.