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Il day 12 trascina con sè un vuoto difficilmente colmabile. Per la prima volta nell’Era Open, infatti, non si giocherà una semifinale a Wimbledon. Rafael Nadal ci ha insegnato che a volte si può (e si deve) disobbedire persino al proprio padre. Alla fine, però, ha dovuto alzare bandiera bianca di fronte ad uno strappo all’addome di sette millimetri. Un infortunio molto subdolo, che pregiudica tantissimo il movimento del servizio ed i recuperi laterali.
Impossibile, dunque, pensare di fare partita pari contro Nick Kyrgios. Domenica l’australiano disputerà per la prima volta l’ultimo atto di uno Slam a ventisette anni. Spazio solamente a Novak Djokovic sul Centre Court di Wimbledon. Il vincitore delle ultime tre edizioni cercherà di afferrare la sua ottava finale (la quarta consecutiva) ai Championships. Il suo match contro il britannico Cameron Norrie è previsto non prima delle ore 15:30 italiane. Andiamo ad analizzare nel dettaglio questo loro secondo scontro diretto.
NOLE AIRLINES – Novak Djokovic è quel capitano con anni d’esperienza alle spalle a cui affideresti ciecamente la tua vita nei momenti di più alta turbolenza. Sotto di due set contro Jannik Sinner, è bastata una veloce gita alla toilette per ritrovare i consueti picchi di disumanità. L’aeroplanino mimato su quel clamoroso passante di rovescio in corsa nel quinto rappresenta l’emblema di un atterraggio da urlo, in cui una ritrovata profondità di colpi, servizi di precisione goniometrica e rapidità felina negli spostamenti laterali sono tornati a collimare alla solita maniera.
Lo spettro di dover saltare i prossimi US Open non può che ronzargli di continuo vicino a quell’orecchio che molto spesso indica per ricercare manforte dagli spalti londinesi. Ciò però, se da un lato può costituire un pesante fardello, dall’altro incarna pienamente un ulteriore stimolo alla vittoria finale. La convinzione dominante è che il serbo si metterà in trincea già a partire dalla semifinale contro Cameron Norrie, ventiseienne nato in Sudafrica da padre scozzese e madre gallese. Battendo ai quarti il belga David Goffin è diventato il quarto giocatore britannico nell’Era Open a raggiungere il penultimo atto a Wimbledon.
In lui convergono un’impostazione dei colpi molto statunitense (tennisticamente è cresciuto negli USA) ed una predisposizione alla lotta tipica sudamericana (il suo coach è argentino). Ragionando prettamente da un punto di vista teorico, possiede qualche soluzione in grado di poter creare dei grattacapi al numero tre del mondo. Prima su tutte il servizio mancino. Questo fondamentale è molto penetrante ed aiuta ‘Cam’ ad essere egualmente pericoloso sia dal lato destro sia da quello sinistro. L’altro punto a favore è il rovescio bimane lungolinea, forse il colpo più fluido del suo repertorio ed in grado di portargli in dote vincenti di qualità.
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La testa, inoltre, adesso sembra adeguata per poter pensare in grande. Impressionanti i nervi saldi mostrati in queste due settimane nonostante giochi di fronte al pubblico di casa. Ma anche l’invidiabile disponibilità al sacrificio ed umiltà con tutti i suoi fans. In tantissimi coloro che l’hanno fermato durante le pedalate verso Wimbledon. A differenza di tutti i suoi colleghi, infatti, ha scelto di non noleggiare una macchina per i propri spostamenti ma di affidarsi ad una bicicletta. “In questo modo evito il traffico ed è anche un’ottima fonte di allenamento”. Così ha confidato ad alcuni giornalisti incuriositi dalla vicenda.
Tutte queste belle qualità potranno bastare per provare a mettere qualche sassolino negli ingranaggi perfettamente oleati del numero tre del mondo? La risposta è affermativa. Un trionfo finale del britannico, tuttavia, rimane utopistico di fronte ad un’inerzia tattica della partita quasi totalmente pendente dalla parte di Djokovic. L’unico precedente giocato con Nole, inoltre, non è un ricordo piacevole per il prodotto della Texas Christian University. I due si sono incrociati lo scorso novembre alle ATP Finals di Torino.
Norrie era subentrato come alternate all’infortunato Stefanos Tsitsipas. Nell’ultima partita di round robin racimolò solamente tre giochi contro il campione serbo. Per quest’ultimo si ha sempre la stessa agghiacciante sensazione vedendolo nella fase finale di un torneo dello Slam. Per sconfiggerlo occorre letteralmente passargli sopra. Tale impressione tende a decuplicarsi quando il campo di riferimento è il Centrale di Wimbledon, dove non perde da quasi cinque anni.
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