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Non ce ne vogliano Taylor Fritz e Cristian Garin ma, se per alcuni la semifinale tra Rafael Nadal e Nick Kyrgios rappresenta una possibilità concreta, per quasi tutti è una vera e propria esigenza tennistica. In un’edizione di Wimbledon funestata dalle assenze e da forfait illustri, poter assistere al decimo capitolo della loro rivalità sarebbe quanto di meglio si potesse chiedere in partenza. Un antagonismo dentro e fuori dal campo che (nel suo piccolo) ha fatto la storia dell’ultimo decennio e che, mai come in questo day 10, tutti gli appassionati si augurano di poter rivivere molto presto. Mancano però due tasselli non trascurabili.
Il maiorchino, infatti, ha un match di quarti di finale tutt’altro che agevole contro Fritz, forse il giocatore più in forma delle ultime settimane per rendimento. L’americano si è presentato a Londra con in tasca il titolo di Eastbourne per poi inanellare a Wimbledon un parziale di dodici set a zero che lo ha condotto agilmente da Rafa. È vero che il tabellone non ha fornito ostacoli insormontabili. È bene sottolineare, però, che lo statunitense sembra aver raggiunto una completezza impensabile solamente qualche anno fa. Nel suo tennis ha aggiunto altri elementi oltre al servizio e al dritto. Quell’apparente timidezza e riverenza, inoltre, ha lasciato spazio ad una foga agonistica che intimorisce e fa riflettere tutti i suoi avversari.
Nadal ovviamente conosce benissimo il valore di chi avrà di fronte. A sorpresa, tuttavia, si è rivelato molto tranquillo ripensando al loro ultimo confronto diretto dello scorso fine marzo, quella finale ad Indian Wells vinta in due set tirati proprio dall’americano. “Cosa ho imparato da quella partita? Zero. Avevo una frattura da stress alla costola ed il dolore era terribile”, così l’ex numero uno del mondo dopo il quarto turno vinto contro l’olandese Van De Zandschulp. In quell’occasione lo spagnolo, evidentemente menomato dal problema fisico, faticò terribilmente a far partire gli scambi. Una cosa che non può permettersi di fare anche oggi sul Centrale di Wimbledon.
Se consentirà allo statunitense di giocare su due/tre colpi la situazione potrebbe complicarsi. Le recenti prestazioni del maiorchino, tuttavia, lasciano ben sperare. Dopo un esordio nel torneo con più ombre che luci, ha fornito indicazioni interessanti sia sulla sua condizione fisica sia sulla sua pesantezza di palla. In alcune fasi della partita, complice anche la carta d’identità, la lucidità può venir meno così come alcune scelte tattiche. Vederlo dannarsi, però, su quel Campo che dall’inizio ha incarnato la più grande sfida della propria carriera è sempre qualcosa di commovente.
Passiamo dunque all’impegno di quarti di finale dell’australiano, che se la vedrà contro Garin. Piccola parentesi sul giocatore cileno. Al primo turno era stato sorteggiato contro Matteo Berrettini. L’uscita di scena del romano gli ha spalancato le porte di Wimbledon almeno nei primi due turni. Perché poi, oltre alla fortuna, bisogna avere anche il tennis per battere lo statunitense Jenson Brooksby al terzo turno ed Alex De Minaur agli ottavi. E questo il sudamericano l’ha fatto alla grande diventando il quarto giocatore nella storia del proprio Paese tra i migliori otto nello Slam londinese. Impressionante soprattutto il match contro l’aussie, vinto in rimonta da due set a zero sotto e dopo aver cancellato due match point consecutivi nel quinto.
Non si può nascondere, però, che sull’erba un tennista delle sue caratteristiche non può spaventare Kyrgios. La sua regolarità ed abilità in difesa, infatti, non possono costituire una vera minaccia alle soluzioni dell’australiano. Se l’avversario apparentemente non preoccupa, però, lo fanno molto di più le sue condizioni fisiche. Nella partita di quarto turno portata a casa contro Nakashima, più volte ha manifestato dei dolori alla spalla destra. Il quinto set di altissimo livello disputato contro l’americano ha un po’ spazzato via tutti i dubbi.
Anche in conferenza stampa a dominare è stata la tranquillità, quella di un giocatore che sa che questa può essere la sua grande occasione. Finalmente adesso sembra esserci un ragazzo che, nonostante le classiche bizze caratteriali, ha capito l’importanza di fidarsi degli altri. “Ho così tante persone intorno a me che mi sostengono. In passato allontanavo tutti. Oggi mi sento un ragazzo fortunato”, così Kyrgios facendo riferimento alle differenze rispetto agli altri anni. Se una semifinale tra lui e Nadal è un’esigenza, lo è anche vedere una sua partita, quella di un personaggio di cui tutti abbiamo bisogno ma troppi fanno finta di disprezzare.
LA MAGGIORE INDIZIATA – L’incertezza non manca anche negli ultimi due quarti di finale del tabellone femminile. L’unica cosa sicura è che la maggiore indiziata per arrivare all’ultimo atto di sabato è la rumena Simona Halep. La vittoria contro la spagnola Badosa ha rappresentato una lezione di come si gioca sull’erba di Wimbledon, un trofeo da lei sollevato tre anni fa. Colpi puliti e penetranti, movimenti laterali da libellula, servirà la miglior Amanda Anisimova per provare a darsi delle chance contro l’ex numero uno del mondo. Le due si sono incontrate da pochissimo in quel di Bad Homburg.
In quell’occasione l’americana ha racimolato solamente tre giochi. Il suo tennis tutto in spinta, infatti, può comprensibilmente andare in difficoltà di fronte ad una giocatrice profondamente lucida dal punto di vista tattico. Una semifinale sarebbe la giusta ricompensa per la statunitense dopo un’annata all’insegna dei piazzamenti ma mai contraddistinta da un vero colpo. Nell’altra partita sembra tutto abbastanza facile per Elena Rybakina, che si sta definitivamente consacrando ad alto livello qui a Wimbledon. Su questa superficie ha dei colpi d’inizio gioco davvero devastanti. Vedremo se l’australiana Ajla Tomljanovic, per il secondo anno consecutivo ai quarti di finale di Wimbledon, riuscirà a metterle i bastoni tra le ruote.
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