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Novak Djokovic ha avuto la meglio di Kohlschreiber nel primo turno di Wimbledon 2019 e in conferenza stampa ha tracciato un parallelismo tra questa edizione del torneo del Grande Slam su erba e quella dello scorso anno, nella quale arrivava ai margini della top-20 e in cui riuscì a vincere aprendosi la strada verso il ritorno alla posizione numero uno nel ranking Atp: “Aprire il torneo sul Centrale è ovviamente un grande onore. Un grande onore nel nostro sport, sai, giocare come campione in carica su quest’erba- Ho avuto il privilegio di avere questa esperienza più volte nella mia carriera qui a Wimbledon. Ogni volta che entro in campo, rifletto su quello che è successo l’anno precedente, specialmente se arrivo come campione in carica. Ho riavvolto un po’ il nastro dei ricordi, l’ultimo punto nello scorso Wimbledon contro Anderson in finale. Certo, era una situazione abbastanza diversa un anno fa rispetto a ora. Ovviamente l’avvicinamento a questo torneo ora è stato diverso per me. Penso di avere un po’ meno pressione, più fiducia nel mio gioco. L’anno scorso ero uscito dalla top 20. Stavo ancora lottando per tornare dall’infortunio e dall’intervento chirurgico per trovare il livello di tennis che volevo. È stato importantissimo vincere questo trofeo per me lo scorso anno. Questo è il più grande torneo del mondo. Vincere il trofeo qui significava molto per me. Ho sentito un enorme sollievo quando ho alzato la coppa. Dopo questo torneo dell’anno scorso, ho iniziato a giocare il mio miglior tennis. Questo mi ha portato a essere numero 1 di nuovo. Ha un posto speciale nel mio cuore per ragioni diverse”, spiega il serbo.
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Presente nell’angolo di Djokovic anche l’ex campione serbo Ivanisevic, che vinse qui a Wimbledon e che oggi è al fianco di Djokovic proprio come l’attuale numero uno al mondo lo era, a modo suo, in tenera età nei confronti del classe 1971: “Il mio ruolo nella preparazione di Ivanisevic? Non ti ha detto che ero essenziale per la sua vittoria qui a Wimbledon, io gli portavo gli snack. E’ successo davvero. Ero in Niki Pilic Tennis Academy in Germania, dove ho trascorso un bel po’ di tempo tra i 12 e i 16 anni. E’ accaduto nel famoso 2001 quando ha ricevuto la wild card qui a Wimbledon. Avevo il permesso di avvicinarlo mentre si stava allenando e di portargli degli spuntini perché era affamato. Lo stavo osservando, imparando da lui, sostenendo. Niki, che è il mio padre nel tennis, come mi piace chiamarlo, ha avuto una grande influenza nella mia carriera, anche nella mia vita. E sì, penso che quegli spuntini abbiano davvero fatto la differenza per lui a Wimbledon”, conclude Nole sorridendo.
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