E’ il 2 luglio 2001. Un lunedì. Il lunedì della seconda settimana di Wimbledon, per essere più precisi. La giornata che ogni appassionato di tennis ha considerato per decenni come la più bella dell’anno. Quello che veniva chiamato ‘Manic Monday’ dai britannici, perché il programma prevedeva la disputa di tutti gli ottavi del singolare, sia maschile che femminile. Il caso ha voluto che proprio a partire da quest’anno, il 2022, non esista più. Esattamente come il ‘Middle Sunday’. Ma nel corso della storia del torneo più prestigioso al mondo di incontri memorabili da ricondurre a quel lunedì della seconda settimana ce ne sono tanti.
Torniamo però a quel 2 luglio di ventuno anni fa, quando sul Centre Court dell’All England Lawn Tennis and Croquet Club scendono in campo Pete Sampras e Roger Federer. Da un lato della rete c’è il dominatore incontrastato del torneo: dal 1993 in avanti ha vinto sette delle ultime otto edizioni; sono 56 vittorie su 57 partite giocate e 31 di fila dal 1996, quando perse nei quarti di finale contro Richard Krajicek. Dall’altro lato c’è una giovane promessa svizzera, numero quindici del ranking, finalista nell’Atp di Milano pochi mesi prima e recentemente nei quarti al Roland Garros. Un talento certamente in crescita, ma che a vent’anni d’età fatica ancora a trovare la via verso i grandi successi.
Ne escono fuori quasi quattro ore di lotta. L’americano dalle origini greche, dopo non aver affatto impressionato nei primi turni, comprende che per avere una chance di continuare il suo percorso ha bisogno di alzare notevolmente il livello contro questo giovane svizzero con il codino. Pete gioca uno dei migliori incontri della sua fin lì disastrosa annata. Ma non basta. Sul 5-6 del quinto set Sampras prova l’ennesimo serve and volley della sua partita, ma incontra uno dei colpi che ammireremo di più nei vent’anni successivi: il dritto di Federer. Passante vincente in risposta. Da un lato un ‘Re’ che abdica, dall’altro chi da lì a breve diventerà il nuovo ‘Re’ del Tempio di Wimbledon. Il più classico dei passaggi di consegne. Ma in questo caso, uno di quelli che rimarrà nella storia.
Pete saluterà definitivamente il “suo” torneo dodici mesi più tardi in un’infausta partita contro un altro svizzero ben meno conosciuto, George Bastl. Riuscirà comunque a trovare un ultimo squillo pochi mesi dopo, vincendo gli Us Open 2002 all’ultimo tentativo prima del ritiro. Roger nonostante la vittoria avrà bisogno ancora di un po’ di tempo prima di iniziare il suo regno. Ma quella scena in cui si inginocchia dopo la vittoria diventerà abbastanza familiare nel corso degli anni successivi.