Ha accompagnato Marco Cecchinato fino alla 16esima posizione mondiale e anche con Stefano Travaglia sta scalando il ranking ATP. Coach Simone Vagnozzi non si ferma, a dispetto dell’epidemia di coronavirus che ha messo in pausa il mondo per mesi, bloccando il tennis e tutti gli altri sport. “Ma credo che i tornei possano ripartire a settembre, so che si sta facendo il possibile per ricominciare. Lo spero e ci credo”, ha dichiarato a Sportface.it l’ex tennista ascolano, che su 52 settimane in un anno, almeno 30 le passa in giro per i tornei.
Travaglia: obiettivo top 50
Soprattutto, Vagnozzi si augura che possano riprendere gli allenamenti sul campo il più presto possibile, perché questa pausa non fa bene a chi, come il suo Stefano Travaglia, era lanciato verso risultati sempre più incoraggianti, dopo i due tabelloni principali Slam raggiunti l’anno scorso e l’esordio in Coppa Davis circa due mesi fa. “L’obiettivo di quest’anno è consolidare la classifica di top 80 (best ranking n. 74 a gennaio 2020, ndr), per poi arrivare tra i primi 50 l’anno prossimo. Stefano sa giocare su tutte le superfici e si sta allenando bene. E’ vero che nel tennis non si sa mai, ma sono fiducioso”.
Con Cecchinato traguardi impensabili
E ora che dalla rottura con Marco Cecchinato sono trascorsi poco meno di 12 mesi, Simone Vagnozzi racconta quei tre anni incredibili in cui è successo un po’ di tutto, culminati con la semifinale al Roland Garros nel 2018. “Quando abbiamo cominciato a collaborare, lui era numero 180 del mondo e si trovava sotto processo. Abbiamo superato molte difficoltà, abbiamo raggiunto traguardi impensabili. Sono contento del lavoro che ho fatto con Marco”. Oltre all’exploit di Parigi, il tennista palermitano nel 2018 ha conquistato i tornei di Umago e Budapest. “Ma anche nel 2019 era partito bene con la semifinale a Doha e la vittoria a Buenos Aires”. Eppure subito dopo le cose hanno smesso di funzionare, sia in campo che in panchina: “Già da alcuni mesi mi ero accorto che Marco non recepiva più i miei messaggi – prosegue il coach – Il nostro rapporto si è esaurito e ne abbiamo preso atto insieme. Così mi sono fatto da parte e per lui scelta più naturale è stata proseguire con Uros Vico, un ottimo allenatore”.
“Marco tornerà in alto”
Pur essendo soddisfatto di un percorso oggettivamente eccezionale, Vagnozzi si rammarica di non aver concluso l’anno assieme a Marco. Tornando indietro, qualcosa la cambierebbe: “Sarebbe stato meglio mantenere alta la concentrazione esclusivamente sul tennis, invece di spostare l’attenzione fuori dal campo sulle sponsorizzazioni. Mi assumo una parte di responsabilità perché anche per me era la prima volta – ammette Vagnozzi, ammiratore degli esperti Josè Perlas e Corrado Barazzutti – Se dovesse ricapitare con Stefano Travaglia, sarei più pronto e organizzato”. Lasciare Marco è stato un po’ un tentativo di spronarlo, “ma non mi aspettavo un seguito della stagione così negativo per lui. In ogni caso, non ho mai dubitato delle sue qualità tennistiche e per me tornerà ad alti livelli, specialmente sulla terra battuta”.
“Sinner il più grande talento italiano”
Vagnozzi si è espresso poi su Jannik Sinner, il 18enne della Val Pulsteria protagonista delle Atp Finals di Milano nel 2019 e attuale numero 73 della classifica ATP. “Ha il talento più grande che abbiamo in Italia in questo momento. Qualità fisiche e tecniche importanti, facilità di gioco impressionante, a livello mentale mi sembra fortissimo, ha tutto per arrivare in alto”. La pausa però non aiuta nemmeno lui, ma secondo Vagnozzi la ripresa delle attività non è lontana con la possibilità di giocare il Roland Garros a settembre e l’eventuale spostamento degli US Open a Indian Wells, dove c’è un clima più mite. E se si ricominciasse con WTA e ATP insieme, come suggerito da Roger Federer? “I tornei combined hanno qualche problematica, ma sarebbe positivo per gli sponsor e i diritti televisivi”. E quindi, perché no?