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“Nessuna parola può spiegare quello che è successo e l’emozione che tutti noi stiamo provando”. Vincenzo Santopadre racconta così, sul treno da Milano (dove ha seguito le qualificazioni NextGen) a Roma, la qualificazione alle Atp Finals di Matteo Berrettini, suo allievo ormai da una vera e propria vita tennistica. “Sono sul treno per Roma, sto tornando insieme a Marco Evangelista, osteopata di Matteo, e abbiamo qui davanti una bella bottiglia di champagne. Certo, va ringraziato un grandissimo Shapovalov, ma i meriti sono tutti di Matteo che ha disputato una stagione incredibile ed esaltante”.
A inizio anno chi avrebbe scommesso un euro sulla partecipazione di Berrettini alle Atp Finals?
“Nessuno di noi lo avrebbe detto – prosegue coach Santopadre – così come non pensavamo che sarebbe arrivato in Top-10 così preso. Matteo ha sorpreso tutti. È un sogno partito da lontano, un percorso magnifico. Faccio fatica a trovare gli aggettivi giusti, ma qualsiasi superlativo assoluto credo possa andare bene. Stiamo vivendo una favola, della quale però è giusto e importante ricordare ogni tappa. È importante per saper festeggiare senza montarsi la testa, per sapere come affrontare il futuro e le nuove sfide che arriveranno. Nuove sfide che non conosciamo. Dovremo capire, renderci conto delle situazioni e, come in una partita di tennis, interpretare e battagliare”.
Ma come ha fatto Matteo, alla prima esperienza in vetta alla classifica, a gestire così bene la pressione in tornei fondamentali per la qualificazione come Shanghai e Vienna?
“Né noi né lui sapevamo come avrebbe reagito alle varie situazioni che abbiamo vissuto. Fuori dal campo, e così in campo, ha messo tanto istinto. Un istinto che è risultato vincente. Le mie prime Atp Finals da coach? Sono emozionato a parlarne ma vi dirò di più dopo averle vissute. Grazie a Matteo e a tutto il team. Ogni componente della squadra è stato fondamentale per questo traguardo”.
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