Elisabetta Cocciaretto e Jasmine Paolini salutano gli US Open al primo turno. La 22enne di Fermo ha ceduto in due set alla slovena Kaja Juvan, mentre la 27enne di Castelnuovo di Garfagnana è stata battuta dalla lettone Ostapenko, 20esima testa di serie. Alla fine è la delusione ad unirle. “Le sconfitte fanno parte del gioco ma questa volta ci sono rimasta particolarmente male – le parole di Cocciaretto -. Sono stata troppo fallosa e dopo due game ho praticamente smesso di far gioco, mi sono tirata indietro e in queste condizioni non puoi permettertelo. Lei ha giocato un’ottima partita, ha meritato e io l’ho aiutata a giocar bene; è stata più propositiva, si è mossa meglio, io invece ero troppo rigida e sempre in ritardo. Ho fatto poco gioco, eppure fino a ieri giocavo bene, paradossalmente quando gioco bene in allenamento poi gioco male in partita”.
L’amaro in bocca non è tanto per l’eliminazione, ma per come è maturata: “Mi dispiace perché posso anche perdere una partita ma la prestazione deve essere migliore. Devo alzare il livello, migliorarmi, imparare a fare gioco, è una cosa che mi manca, non l’ho mai fatto bene fin da piccola, non fa parte del mio bagaglio e sicuramente devo lavorarci su – ha detto Cocciaretto -. Devo trovare continuità, sia dentro sia fuori dal campo, star lì con i denti e lottare. Devo anticipare, stare più vicina al campo e andare verso la palla, invece mi tiro indietro, faccio due passi indietro e gioco piatto perdendo di vista il piano di gioco. Mi faccio sovrastare dalle emozioni, dalla tensione e dalla paura di perdere invece di avere solo voglia di lottare e vincere. O miglioro e vado avanti o torno indietro”.
Delusa anche Paolini, che lotta, trascina la contesa al terzo set ma alla fine si arrende al ritmo di Ostapenko. L’azzurra, numero 35 del ranking, ammette che “è stata una partita complessa” perché “lei ti fa giocar male, ha tante soluzioni, cerca di rubarti il tempo e trova sempre dei buoni angoli. Non è una avversaria facile da incontrare ma con il passare dei minuti mi sono adeguata al suo ritmo“. E aggiunge: “Sicuramente avrei dovuto servire meglio e col dritto avrei dovuto far più male e difendere meglio. C’è ancora da lavorare, soprattutto devo imparare a variare di più il servizio, devo alzare la percentuale delle prime, aumentare la velocità sulla seconda e migliorare il piazzamento. Di lavoro da fare ce n’è ancora molto. Dispiace perché lo Slam è sempre lo Slam però cerchiamo di rimanere positivi e prendere solo il buono di quello che c’è stato in questa trasferta. Le ultime settimane sono state molto positive, ho giocato un buon tennis e ora l’obiettivo è tenere il livello con continuità”.