“Voglio vincere il torneo. Voglio dire, questo è l’obiettivo. Sai, l’obiettivo per me è sempre quello di provare ad arrivare fino alla finale e lottare per il trofeo. Voglio dire, quel tipo di mentalità o approccio non è diverso per me quest’anno. La gente mi chiede ‘ora che hai praticamente vinto tutto con la medaglia d’oro, cos’altro c’è da vincere?’ Sento ancora la spinta, ho ancora lo spirito competitivo. Voglio ancora fare più storia e divertirmi sul tour. Spero ancora di ispirare molti giovani a guardare il tennis, a giocare a tennis”. Novak Djokovic parla così in conferenza stampa da New York a due giorni dall’inizio degli Us Open 2024. “Questi sono alcuni dei motivi per cui continuo ad andare avanti. I Grand Slam sono i pilastri del nostro sport. Sono”gli eventi storici di tennis più importanti che abbiamo. Quindi, se non sei carico e ispirato per giocare il tuo miglior tennis agli Slam, è difficile farlo altrove. Lunedì sera giocherò la mia prima partita qui, quindi non vedo l’ora di essere sotto le luci. Il rumore, l’energia dello stadio sono semplicemente diversi da qualsiasi altra cosa. Non vedo l’ora”, aggiunge.
Poi Djokovic, a cui viene chiesto di Sinner, si dilunga parlando della PTPA, l’associazione giocatori che ha fondato insieme a Vasek Pospisil: “Casi come questo sono proprio il motivo per cui abbiamo fondato PTPA. L’interesse della PTPA è verso il giocatore, rappresenta al 100% i diritti dei giocatori e si assicura di poter coprire ogni angolo possibile che c’è da coprire in modo che il giocatore sia in grado non solo di resistere nel tour ma di vivere fuori dallo sport. Abbiamo parlato della profondità delle classifiche e dei giocatori che riescono a vivere di questo sport, e penso che questo debba essere migliorato. Quindi ci sono molti argomenti di cui si parla e su cui si lavora dal punto di vista PTPA”, dice.
E ancora: “Per quanto riguarda il caso di Jannik, sapete, come ho detto, questo tipo di casi sono proprio il motivo per cui abbiamo fondato PTPA che sostiene sempre protocolli equi, protocolli chiari per approcci standardizzati a questo tipo di casi. Capisco che la frustrazione dei giocatori sia dovuta alla mancanza di coerenza. Da quanto ho capito, il suo caso è stato risolto nel momento stesso in cui è stato annunciato. Ma, sai, penso che siano passati cinque o sei mesi da quando la notizia è stata portata a lui e alla sua squadra”.
“Quindi sì, ci sono molti problemi nel sistema – prosegue -. Vediamo la mancanza di protocolli standardizzati e chiari. Posso capire i sentimenti di molti giocatori che si chiedono se vengono trattati allo stesso modo. Speriamo che gli organi di governo del nostro sport siano in grado di imparare da questo caso e avere un approccio migliore per il futuro. Penso che collettivamente ci debba essere un cambiamento, e penso che sia ovvio. Molti giocatori – senza nominarne nessuno – hanno avuto casi simili o uguali, più o meno gli stessi, in cui non hanno avuto lo stesso risultato. Ora ci si deve chiedere se è un problema di fondi, se un giocatore possa permettersi di pagare una notevole quantità di denaro per uno studio legale che rappresenterebbe quindi in modo più efficiente il suo caso.
“Non lo so. E’ un caso oppure no? Credo che questo sia qualcosa che dovremmo investigare collettivamente di più, per esaminare il sistema e capire come questi casi non si verificano, intendendo non il caso in sé, ma come possiamo standardizzare tutto in modo che ogni giocatore, indipendentemente dalla sua classifica o status o profilo, è in grado di ottenere lo stesso tipo di trattamento. Quindi, sì, direi che probabilmente è la mia opinione generale e l’osservazione dell’intero caso di ciò che abbiamo letto, osservato e di cui abbiamo parlato negli ultimi giorni., conclude.