Il martello di Nole Djokovic continua a battere insistentemente. Negli Stati Uniti, agli US Open il serbo sembra avere le idee abbastanza chiare: partire forte, governare le partite, chiuderle il prima possibile e vincere. E’ stato così anche nella semifinale contro il beniamino di casa, Shelton, che ha pagato un pò di inesperienza e di colpi troppo azzardati. Poi la classe di Djokovic ha fatto il resto. Ed è tanto.
In un arena gremita il match inizia con uno Shelton che sin dall’inizio del match cerca di chiudere lo scambio nel più breve tempo possibile, arrivando spesso e volentieri a rete. La tattica paga per i primi punti, ma dopo il numero uno in pectore inizia a prendere le misure e a governare scambi con una difesa da alieno. Nel sesto gioco del primo set un doppio fallo e un rovescio ballerino permettono a Djokovic di mettere la freccia e di salire 4-2, breakkando Shelton. Da lì in poi il giovane americano cade in un sonno profondo e Djokovic chiude il primo set con il punteggio di 6-3.
Il secondo game si manifesta con uno svolgimento simile al primo. Al quinto game, un altro rovescio imperfetto di Shelton permette a Djokovic di salire e di mettere il sorpasso. Il serbo governa il vantaggio a suo modo, dettando i tempi di gioco, e mettendo in atto punti importanti e strabilianti nei momenti in cui bisogna sottolineare la differenza. Nel settimo di gioco, per esempio, un’eccezionale palla corta di Djokovic fa incartare un insicuro Shelton che perde le distanze e fa scappare il numero uno sul 5-2. Il secondo si chiude 6-2.
Nel terzo gioco il primo gioco fa credere e pensare ad una partita già conclusa, soprattutto quando nel primo gioco Djokovic breakka l’americano. Tutto fa credere, tutto fa pensare, ma non sarà così. Infatti, Djokovic man mano cala anche e soprattutto fisicamente mentre la voglia di riaprire il match di Shelton salgono vertiginosamente. Nonostante il break subito all’alba, quindi, il giovane americano sale di prestazione fino a breakkare, nell’ottavo gioco del terzo set, il serbo.
Il set sembra quindi clamorosamente capovolgersi. Sembra. Djokovic a testa bassa, pur regalando una palla set che avrebbe potuto significare 2-1, si rimette subito in carreggiata e, facilitato anche da Shelton contratto e poco coraggioso paradossalmente, riprende il break di vantaggio salendo 6-5. Altro capolgimento quando sembrava tutto finito: sul 6-5, con match point a favore, Djokovic spreca la palla match e subisce il break che porta la partita al tie break. Con una volee stroardinaria poi, il serbo spezza ogni sogno di gloria di Shelton. Per Djokovic domenica 10 settembre 36esima finale negli slam, partita in cui il numero uno vorrà mantenere una statistica clamorosa agli slam: dopo oggi sono 87 le partite vinte in carriera negli States su 100. Si viaggia per quota 101.